Banca Etruria è insolvente. Gli atti alla procura di Arezzo

Il Tribunale fallimentare di Arezzo ha depositato la sentenza con cui dichiara lo stato di insolvenza della vecchia Banca Etruria e respinge il ricorso di incostituzionalità del decreto sulla risoluzione presentato dagli avvocati dell’ex presidente Lorenzo Rosi

Banca Etruria è insolvente. Gli atti alla procura di Arezzo

Banca Etruria è ufficialmente insolvente. Lo ha stabilito il Tribunale fallimentare di Arezzo, che ha depositato la sentenza con cui dichiara lo stato della vecchia Banca Etruria e respinge il ricorso di incostituzionalità del decreto sulla risoluzione presentato dagli avvocati dell’ex presidente Lorenzo Rosi. Le motivazioni della sentenza accolgono la richiesta di insolvenza formulata dal commissario liquidatore della banca, Giuseppe Santoni. La dichiarazione di insolvenza è il passaggio indispensabile per ipotizzare il reato di bancarotta fraudolenta nei confronti degli ex amministratori della banca finita in risoluzione nel novembre scorso: l'ex presidente Lorenzo Rosi e i due ex vicepresidenti, Alfredo Berni e Pierluigi Boschi (padre del ministro delle Riforme). La richiesta del commissario liquidatore nel corso dell’udienza che si è svolta lunedì scorso aveva ricevuto il sostegno dei pubblici ministeri.

"Una decisione importantissima - afferma il Codacons - che apre ora la strada al procedimento per bancarotta fraudolenta nei confronti degli ultimi amministratori della banca. Non appena la Procura di Arezzo aprirà il fascicolo per il reato di bancarotta fraudolenta, il Codacons si costituirà parte offesa nel procedimento, a tutela degli investitori dell’istituto di credito - spiega il presidente Carlo Rienzi - Offriremo inoltre assistenza legale a tutti i risparmiatori di Banca Etruria che hanno visto azzerato il valore delle proprie obbligazioni a seguito del decreto salva-banche, per costituirsi parte offesa nell’indagine e chiedere in tale contesto il risarcimento dei danni patrimoniali subiti". Secondo i dati del Codacons "sono già più di 2000 infatti i piccoli risparmiatori di Banca Etruria che finora si sono rivolti" all’associazione "per avviare iniziative legali finalizzate ad ottenere il rimborso dei soldi persi a causa del salvataggio dell’istituto".

"Renzi ha preferito blindare la Boschi e lasciare al proprio destino i cittadini truffati da banca Etruria e da altri istituti - dichiara il senatore di Forza Italia Maurizio Gasparri -. Nessuna garanzia reale sui rimborsi. Il provvedimento varato dal governo non da alcuna risposta a coloro che sono stati ridotti sul lastrico. Evidentemente i conflitti di interesse, le responsabilità di membri del governo e di loro familiari, le ambiguità di Renzi e dei suoi amici del mondo della finanza hanno portato a questa scelta intollerabile. La gente massacrata da autentici speculatori resta senza alcuna risposta e garanzia. Anche perché le procedure di rimborso non sono state avviate in alcun modo. È una vergogna quanto accade prosegue il senatore -. Chiediamo risposte immediate a tutela di chi ha subito un danno così grande".

Si dice preoccupata anche Cgil Toscana. "Molte associazioni - si legge in una nota - soprattutto quelle dei consumatori, sono fortemente e giustamente preoccupate per la sorte dei risparmi delle 130.000 famiglie coinvolte nel caso Banca Etruria, risparmi accumulati nel tempo e con non pochi sacrifici.

La Cgil è in attesa che la politica reintervenga rapidamente per risolvere definitivamente il problema - da censurare la scelta del governo di non affrontarlo nel Consiglio dei ministri di ieri- e che la magistratura individui e punisca chi ha portato la banca al fallimento".

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