Edizione, la cassaforte della famiglia Benetton, si prepara alla fase 2 della sua storia con un riassetto strategico che lasci definitivamente alle spalle la dolorosa e complessa vicenda del Ponte Morandi. Il momento attuale, però, è ancora di transizione e, dunque, con la nomina del nuovo cda, la famiglia ha confermato il fidato Gianni Mion alla presidenza del gruppo. I suoi poteri esecutivi passeranno però, entro un anno, al nuovo amministratore delegato. Una figura nuova e forte, ancora da individuare, che possa far ripartire il gruppo nel dopo-Aspi.
Al fianco di Mion in cda (in carica 3 anni) i cugini Alessandro Benetton, Christian Benetton e Franca Bertagnin Benetton, figli dei fondatori del gruppo. Nel nuovo board entrano Ermanno Boffa, Giovanni Ciserani, Claudio De Conto e Vittorio Pignatti-Morano Campori.
L'idea, sulla quale la famiglia sarebbe compatta è di trovare a una figura forte per dar modo a Edizione di non fare soltanto l'azionista, ma di intervenire nelle aziende che controlla senza delegare ai rispettivi manager. Così l'assemblea, andata in scena ieri a Treviso, rappresenta una sorta di conto alla rovescia: entro un anno la guida sarà in mani nuove e le strategie delle controllate cambieranno. Nelle scorse settimane il nome ritenuto più probabile sembrava quello di Angelos Papadimitriou, ma il manager greco è stato recentemente nominato co-ceo di Pirelli; in pista, tuttavia, ci sarebbero altre figure di spicco per una holding che è senza ad dall'uscita di Marco Patuano.
Al nuovo ceo, la sfida di ricalibrare il business di Edizione, che detiene il 30,2% di Atlantia e che nel 2020 ha scelto di non distribuire dividendi dopo aver chiuso il 2019 in calo a causa del consolidamento della spagnola Abertis (il risultato netto è sceso da 184 a 55 milioni, su ricavi che invece sono saliti a 17,92 miliardi). Aspettando l'ad, ieri il cda ha comunque ribadito, in una nota, che Atlantia, mantiene la sua centralità nella strategia futura di Edizione.
In merito al dossier più delicato, Autostrade per l'Italia (Aspi) dovrebbe presentare domani il nuovo piano economico finanziario al ministero delle Infrastrutture. Si tratta di un passo fondamentale per stabilire il valore della società che potrebbe andare da 6 a 10 miliardi. Cdp dovrebbe sottoscrivere un aumento di capitale di Aspi vicino ai 4 miliardi per avere una quota del 33%.
Intanto si starebbe sondando la disponibilità di diversi fondi, per acquisire una quota del 22% che verrà poi conferita in un veicolo che controlli il 55% della nuova società. L'operazione, così strutturata, dovrebbe permettere ad Atlantia di ridurre il debito nella holding e ad Aspi di beneficiare teoricamente dell'entrata di Cdp, con una riduzione del rischio regolatorio.
«Se questi numeri fossero confermati la valutazione pre-money di Aspi sarebbe di
circa 6,1-8,1 miliardi, cioè una valore implicito di Atlantia di 15,5-18 euro per azione» hanno calcolato gli analisti di Equita. Ieri li titolo Atlantia ha chiuso la seduta a Piazza Affari in rialzo dello 0,31% a 14,60 euro.
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