Nuova giornata di forte sofferenza per i mercati azionari, legata ai timori per il coronavirus. Londra cala del 4,6%, Milano del 3,96%, Francoforte del 4,26% e Parigi del 4,05%. L’indice Vix, uno dei più osservati sulla volatilità dei listini, è salito sopra i 42 punti (al top dall’ottobre 201)1. Il rendimento dei Treasury Usa a 10 anni è crollato di oltre un quarto di punto percentuale questa settimana, scendendo sotto per la prima volta sotto l’1,2%. Sul mercato obbligazionario italiano si registra un nuovo rialzo dello spread tra il Btp a dieci anni e il Bund tedesco, con il differenziale che schizza a 175 punti.
L’ultima seduta della settimana di Piazza Affari si avvicina alla chiusura con il Ftse Mib che aumenta le perdite e arriva a un calo del 4,5%. Ad eccezione di Londra, in questo momento Milano è il peggiore fra i mercati europei. Hera e Atlantia sono ferme per eccesso di ribasso mentre Amplifon è scattata al rialzo e sale del 2,23% ed è anch’essa sospesa.
Gli indici su Wall Street aprono in forte ribasso. A pesare anche le preoccupazioni per un rallentamento della crescita economica Usa. Dopo che la seconda lettura sul Pil relativo al quarto trimestre ha mostrato che l’economia Usa è cresciuta del 2,3% nel 2019 (il passo più lento dal 2016), oggi il dato sui redditi personali ha mostrato che l’inflazione su base mensile sia cresciuta solo dello 0,1% rispetto al mese precedente.
Tutti in negativo i mercati asiatici. Tokyo, Sydney, Seul e Bangkok sono cadute tutte di oltre il 3%. La Borsa di Shanghai giù del 3,37%, Tokyo ha perso il 3,7%, Seul ha ceduto il 3,3%, a Hong Kong l’indice Hang Seng ha perso il 2,91%, mentre Singapore è affondata del 3%. Alla Borsa di Shenzhen, la seconda più grande della Cina continentale, l’indice composito è sceso del 4,38%.
A picco tutte le principali commodity a partire dal petrolio, che sta per chiudere la peggiore settimana dal 2011, aumentando così le pressioni sull’Opec per un taglio della produzione.
Il Wti consegna aprile, infatti, cede il 5,1% a 44,7 dollari: da lunedì ad oggi ha perso quasi il 15%. Forti vendite anche su tutte le altre materie prime, a partire dall’oro (bene rifugio), giù dell’1,93% a 1.610 dollari l’oncia, per arrivare all’argento, in calo del 5,6% a 16,75 dollari l’oncia.
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