Carige, spunta l'idea di portare l'aumento fino a quota 800 milioni

Occhi sul fondo Apollo, il Fitd si prende due settimane di tempo. Ma c'è l'incognita Bce

Carige, spunta l'idea di portare l'aumento fino a quota  800 milioni

Il treno per il salvataggio di Carige viaggia al momento su due binari: quello più impervio della nuova proposta di Apollo formalizzata lunedì sera e quello «di sistema», ancora tutto da oliare, cui sta già lavorando il Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi che punta a coinvolgere anche gli attuali soci dell'istituto ligure e un partner pubblico.

Gli americani sarebbero pronti a impegnarsi per una cifra superiore (ma non troppo) ai 130 milioni iniziali, coinvolgendo però anche il sistema bancario e tendendo una mano agli attuali azionisti, in primis la famiglia Malacalza contraria però a un progetto «finanziario» e non industriale.

Così l'ad del Banco Bpm, Giuseppe Castagna, ieri è parso scettico sul nuovo schema presentato da Apollo: «Chiunque può fare proposte, l'ideale sarebbe una proposta interessante. Il Fondo interbancario c'è per evitare operazioni troppo speculative», ha detto Castagna.

L'alternativa resta quindi l'intervento a cui fa da regista il Fondo interbancario, che è tuttavia ancora tutto da costruire. Il primo passo è capire quale è l'effettivo fabbisogno di liquidità dell'istituto genovese e sulla base di questa somma calibrare l'esborso da richiedere ai singoli componenti della «squadra» di salvataggio.

Il piano dei commissari straordinari di fine febbraio ipotizzava una ricapitalizzazione da 630 milioni più 150 milioni di «mezzi freschi» subordinati (i cosiddetti strumenti «Tier 2»).

Cifra che, secondo fonti di mercato, potrebbe ora complessivamente salire a 800 milioni. «Prima servirà un'analisi approfondita sulla situazione aziendale, poi un aggiornamento del piano industriale e solo successivamente ci sarà la definizione della struttura del capitale», ha detto ieri lo stesso direttore generale del Fitd, Giuseppe Boccuzzi, che giudica dunque premature le ricostruzioni su un intervento dello Stato nel capitale attraverso il Mediocredito Centrale, che fa parte del gruppo Invitalia (controllato dal ministero dell'Economia). Non solo. Le valutazioni del Fondo (cioè dall'intero sistema bancario) dureranno circa due settimane con una nuova riunione operativa attesa nella seconda metà di luglio dopo l'assemblea annuale Abi, convocata per il 12 del mese.

Ma qualsiasi soluzione avrà bisogno di un primo disco verde da parte del Supervisory Board della Bce che in queste ore dovrebbe esaminare il progetto. La Vigilanza potrebbe dettare tempi diversi e tornare in pressing sui commissari straordinari Fabio Innocenzi, Pietro Modiano e Raffaele Lener. Che, intanto, hanno scritto una lettera ai dipendenti assicurando che «in questi giorni sono stati fatti concreti passi in avanti» nell'ottica della cosiddetta «soluzione privata».

Nella missiva si legge anche che «tanto il piano della banca quanto i progetti elaborati in ottica di soluzioni private si basano sul radicamento della banca ed il suo rapporto con la piccola media impresa, con gli operatori minori e con le famiglie sono elementi fondamentali per la valorizzazione della stessa». Per poi aggiungere che è «difficile, se non impossibile, immaginare soluzioni private che possano valorizzare la banca trascurando questo avviamento o trasformandola in una piccola boutique».

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