Così si diventa green senza distruggere l’industria

La Ripartenza economica sull'industria e la sostenibilità reale: tra crescita e ambiente non ci devono essere contrapposizioni

Così si diventa green senza distruggere l’industria

dal nostro inviato a Bari

La Presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen è stata chiara: l’Europa dovrà essere green. Bello, bellissimo. Applausi. Ma cosa significa nella pratica? L’ultima novità si chiama “morte”, entro il 2035, delle auto a benzina e a diesel. Ma l’Era dell’elettrico, per quanto facile a dirsi, è ben più complessa da realizzarsi. Elettrico significa crisi dell’automotive che non saprà riconvertirsi; significa trasformazione dei posti di lavoro; significa probabilmente licenziamenti nella più grande industria del mondo. Lo ha detto anche ieri il ministro Giancarlo Giorgetti, intervistato da Nicola Porro e Alessandro Sallusti: la riconversione "avrà delle conseguenze".

Non c’è solo questo, ovviamente. Il discorso “green” riguarda ogni settore industriale, soprattutto con un Recovery Plan ad alto tasso di ambientalismo. E poi ci sono le imprese che chiudono, perché troppo inquinanti. Quelle che si vedono sigillare gli altiforni per lo stesso motivo. Quelle che vengono scavalcate dalle concorrenti orientali molto meno attente alla qualità dell’aria dei loro cittadini. Ambiente significa anche crisi di numerosi settori, difficoltà, investimenti costosi. Anche opportunità, sicuramente. Ma a quali costi? Dunque la domanda di fondo resta: è possibile fare in modo che tra crescita e ambiente non ci siano contrapposizioni?

A questa domanda provano a dare risposta Nicola Porro e i suoi numerosi ospiti.

Alla Ripartenza del sito nicolaporro.it, nella splendida cornice del teatro Petruzzelli di Bari, discutono di ambiente e sviluppo grandi manager e direttori di aziende. Intorno al tavolo siedono Luigi Gubitosi, Michele Crisostomo, Lucia Aleotti, Fabrizio Di Amato e Salvatore Internullo. Qui sotto la diretta su IlGiornale.it, media partner del progetto.

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