Il prezzo del metano per le automobili ha subìto negli ultimi giorni un vero e proprio boom, arrivando a raddoppiare in alcune regioni d'Italia nei primi giorni d'ottobre. Una vera e propria beffa per molti automobilisti che proprio sulla miscela basata sul gas naturale hanno puntato per le loro vetture.
Oggi nei 1.500 distributori italiani di metano per auto un pieno che può costare il doppio rispetto alle settimane scorse, fino a raggiungere e superare i due euro al chilo e a toccare quota 2,2 euro in Toscana.
Cosa c'è dietro la fiammata dei prezzi che ha colto in contropiede operatori del mercato, consumatori e analisti? Una serie di fattori di carattere strutturale legati sia a dinamiche economiche interne che a scenari internazionali.
C'è sicuramente in primo luogo il tema della stagionalità. Il primo motivo è legato al fatto che il primo ottobre è il cosiddetto "capodanno del gas", il giorno in cui inizia l'anno termico e che è il punto di riferimento per contratti e negoziazioni tra operatori e fornitori. Dunque a inizio ottobre i contratti hanno interiorizzato le questioni legate alle complesse dinamiche dell'economia italiana ed internazionale accumulatesi nei mesi passati.
In secondo luogo, proprio in relazione a tali dinamiche, c'è il rischio di una crisi energetica che riguarda l'Europa nel suo complesso e l'Italia in particolare in materia di disponibilità di fonti energetiche e gas in particolare. Mentre l'autunno entra nel pieno e l'inverno si avvicina il Vecchio Continente ha le scorte di gas ai minimi in una fase di prezzi crescenti. La tempesta perfetta per materie prime come il gas naturale può verificarsi all'incrocio tra la crisi della disponibilità materiale di risorse e l'impennata dei prezzi.
Gioca poi un contributo anche l'inflazione e l'aumento dei prezzi nell'intera filiera, dalla generazione al trasporto, che impatta su un contesto di consumi crescenti. Come ha sottolineato al Quotidiano Nazionale un importante manager del settore del metano, Massimo Monti ad dell'azienda di distribuzione SprintGas, il peso specifico del mercato è cresciuto, e nel primo semestre dell'anno la domanda di metano per auto era "al +13% rispetto al semestre 2020. Un dato che, sommato al progressivo aumento del circolante a metano negli ultimi 5 anni – passato da 1,071 milioni di veicoli nel 2019 a 1,088 milioni nel 2020 – delinea un settore vitale che tanto ha da dare al Paese e ai cittadini" ma che al contempo è soggetto a crescenti fragilità.
Quarto punto è la strutturazione del mercato internazionale del gas sfavorisce l'Italia in questa fase. Con la Russia che ha gradualmente ristretto le forniture, marciando sull'aumento del prezzo, buona parte del traffico di gas naturale avviene per mezzo dei carichi marittimi che vengono quotati giornalmente e stanno subendo in questi mesi una forte attrazione da parte delle economie asiatiche, dotate di un potere di mercato notevolmente maggiore della capacità di contrattazione degli imprenditori della distribuzione stradale.
Infine, il metano per auto non è stato incluso assieme ad altri carburanti tra quelli favoriti dall'Iva agevolata al 5% nel recente decreto di ristoro per le bollette dei consumatori italiani. La richiesta dell'associazione di categoria, Federmetano, è proprio che il governo Draghi intervenga in questo campo alleggerendo una pressione che, prima ancora che sui consumatori, riguarda da vicino gli operatori messi in difficoltà nella capacità di erogazione di servizi e nella capacità di reggere il mercato.
Con questi trend di prezzo il Codacons, sommando il prezzo dei carburanti, quello delle bollette e dell’inflazione, ha calcolato che per ogni consumatore proprietario di un auto a metano il conto annuale dei rincari potrebbe, senza cambiamenti, avvicinarsi ai 1.500 euro di spesa extra. Una batosta che colpirebbe in primo luogo distributori e produttori di auto a metano. E che segnala la gravità delle turbolenze che stanno riguardando i prezzi dell'energia in queste settimane.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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