Al secondo ritocco all'insù dell'offerta sul Creval, Crédit Agricole (tramite Crédit Agricole Italia) conquista la roccaforte valtellinese. Quantomeno sulla carta. A meno di 24 ore dalla scadenza prevista per l'Opa e con la partita decisamente in bilico, i francesi hanno rivisto al rialzo la proposta e prorogato di due giorni la scadenza, riuscendo così a superare il fronte degli hedge fund che, da mesi, chiedevano di più.
Ieri, al termine della seduta, Crédit Agricole poteva contare sul 37,96% del Creval, il 15% in più rispetto alla percentuale detenuta martedì. Tuttavia, secondo quanto comunicato da Cai tra titoli già consegnati all'Opa e impegni a aderire, l'offerta già ieri mattina oltrepassava il 52% circa del capitale. Tra i «sì» arrivati al fotofinish c'è quello di Dfgd di Denis Dumont (5,3% del capitale) che ha espresso la maggioranza del board, Hosking Partners (4,6%), Alta Global Investments (5,1%), Tig Advisors (4,1%) e Petrus Advisors (3,1%). Il superamento della maggioranza del capitale del Creval comunque potrebbe non essere ritenuto sufficiente dalla banque verte per chiudere la partita: Crédit Agricole, in teoria, ha condizionato la validità dell'offerta al raggiungimento del 66,67% del Creval (pur riservandosi adesioni pari al 50% più una azione), quota che le permetterebbe di procedere spediti alla fusione tra i due istituti e al delisting dell'ex popolare valtellinese (+4% ieri il titolo in Borsa).
Nonostante il braccio di ferro tra francesi e azionisti del Creval fosse in corso da mesi, negli ultimi giorni si è assistito a un crescendo. Crédit Agricole, dopo aver più volte sottolineato che l'offerta sul Creval era una soltanto ed era quella annunciata a fine novembre, 10,5 euro per azione, di fronte al «no» compatto di fondi ed hedge presenti nell'istituto valtellinese, ha dovuto capitolare. Il primo passo in avanti si è registrato lo scorso 14 aprile quando, a fronte delle richieste pressanti dei soci, il gruppo guidato da Giampiero Maioli aveva rivisto al rialzo il prezzo a 12,2 euro per azione (inclusa la cedola di 0,23 euro), 12,5 euro nel caso in cui le azioni consegnate all'Opa avessero superato il 90% del capitale. Il ritocco, tuttavia, non era stato ritenuto sufficiente dal cda del Creval, guidato da Luigi Lovaglio, che aveva rimarcato l'inadeguatezza della proposta. Per di più la «variante Creval» sul prezzo, vincolata a una adesione elevatissima, aveva riscontrato diverse perplessità da parte degli investitori investitori.
In questo scenario l'assemblea del Creval di lunedì ha rappresentato un punto di svolta. La sonora bocciatura alla richiesta di rinviare il rinnovo del board alla chiusura dei giochi formulata da Cai ha mandato un chiaro messaggio ai francesi: l'assedio poteva non avere un esito scontato.
Ancora martedì, le adesioni traccheggiavano al 22,6% del capitale. Troppo poco fino a che, martedì notte, è stato trovato un accordo con il 22,2% del capitale del Creval che si è detto disponibile a portare i propri titoli all'Opa a 12,5 euro per azione (incluso il dividendo). La banque verte, venendo a patti con gli hedge, ha messo sul piatto 855 milioni, allineato il prezzo a 12,5 euro per azione (incluso il dividendo) senza alcun vincolo di adesione e posticipando a domani la scadenza dell'Opa.
«Il premio di acquisizione (4% sulla valutazione stand alone) è
esiguo, nonostante le significative sinergie e il valore derivante dalla trasformazione delle Dta in crediti d'imposta», commentano gli analisti Intesa Sanpaolo che tuttavia, in assenza alternative, consigliano aderire all'Opa.
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