Repsol vuole Endesa? L'operazione tutta spagnola avrebbe più di un senso politico e industriale, ma il colosso energetico di Madrid è il fiore all'occhiello di Enel che la controlla al 70% e non ci pensa minimamente ad aprire un dossier sul tema.
Rispedendo al mittente le indiscrezioni lanciate dal quotidiano spagnolo El Confidencial, la società avrebbe messo una pietra tombale alle speculazioni che però, per l'intera seduta di ieri, hanno spinto al rialzo il titolo che ha chiuso la seduta in rialzo dell'1,6% a 6,3 euro.
Le indiscrezioni della stampa spagnola nascono dallo scenario politico. Alla luce della elevata probabilità di una vittoria del Partito Popolare il 23 luglio in occasione delle elezioni, alcuni dei principali dirigenti di grandi aziende hanno avviato contatti per discutere di operazioni di fusione. Secondo diverse fonti, Antonio Brufau, presidente di Repsol, si sarebbe incontrato alcuni giorni fa con Borja Prado (banchiere ed ex presidente Endesa) per analizzare un potenziale acquisto totale o parziale di Endesa. Ma si tratterebbe di voci infondate. «Enel liquida le voci su Endesa come del tutto infondate. Enel non ha alcuna intenzione di vendere le sue quote in Endesa, né ora né in futuro, in quanto la società è un asset fondamentale per la sua strategia, e informa che non ci sono discussioni su questo argomento. Non c'è mai stato alcun incontro tra i dirigenti di Enel e Repsol, né con Borja Prado. Queste false notizie rischiano di avere effetti distorsivi sull'andamento del mercato azionario», spiega il gruppo da poche settimane passato nelle mani di Flavio Cattaneo, cooptato da pochi giorni anche nel board di Endesa come vicepresidente.
D'altra parte, i numeri parlano chiaro: Endesa paga dividendi miliardari a Enel (per circa 1,2 miliardi quest'anno) e ha un business solido con attività di generazione, regolate, rinnovabili e retail. Non solo: i ricavi di Endesa sono saliti nel 2022 a 32 miliardi, dai 20,9 miliardi di euro del 2021 e dai 17 miliardi del 2020.
Repsol è alla finestra come lo sarebbe qualunque player interessato ad approfittare di eventuali opportunità. Finestre che non ci sono, ma che hanno forse trovato terreno fertile sulla scorta della situazione finanziaria del gruppo Enel. Come evidenziano gli analisti di Equita, «la vendita dell'intera quota di Endesa comporterebbe il dimezzamento del debito di Enel e il riposizionamento del gruppo, che sta già disinvestendo in America Latina».
«Su questa suggestione Repsol potrebbe aver provato a tastare il terreno e le disponibilità del nuovo ad Cattaneo», spiega un esperto del settore.
Tuttavia, il piano strategico di Enel, non include un riposizionamento in Spagna, ma prevede una cessione delle attività in America Latina per contenere il debito. Insomma, «Cattaneo commenta l'esperto sa bene che Endesa è un gioiello da custodire e anche se l'interesse di Repsol fosse reale, sceglierà prima il business. In fondo, per il debito c'è già un piano di contenimento». Nel dettaglio, sono previste cessioni per 21 miliardi di euro, di cui circa 11-12 miliardi sono state già effettuate.
Non solo. «Una potenziale uscita completa dalla Spagna sarebbe dannosa e non ci sono grandi alternative sul mercato per reinvestire i proventi dal potenziale vendita completa», concludono gli analisti di Intesa Sanpaolo.
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