Come andare subito in pensione (senza aspettare il dopo Quota 100)

A fine anno non ci sarà più "Quota 100" e crescono i timori dei lavoratori in procinto di lasciare definitivamente la propria attività

Come andare subito in pensione (senza aspettare il dopo Quota 100)

Comincia a far paura il possibile ritorno allo “scalone” della legge Fornero in tema di pensionamento. A fine anno non ci sarà più “Quota 100” e crescono i timori dei lavoratori in procinto di lasciare definitivamente la propria attività. Restano possibili, però, diverse soluzioni per andare in pensione anticipatamente. Prima di tutto, c’è la possibilità di usufruire di “Quota 87”, ossia con un’uscita a 67 anni, anche con soli 20 anni di contributi, così come di potrà continuare ad andare in pensione con 42 anni e 10 mesi di anzianità contributiva (41 anni e 10 mesi per le donne). La quiescenza è consentita tra i 60 e 66 anni di età, con 5 mesi di “sconto” rispetto alla legge Fornero che prevede oggi 43 anni e 3 mesi per i maschi e un anno in meno per le donne.

Come riporta il Corriere della Sera, tutto salvo anche per i cosiddetti “precoci”, i lavoratori che possono far valere 12 mesi di contribuzione effettiva antecedente al 19esimo anno di età, i quali possono andare in pensione entro fine 2026 con 41 anni di contribuzione indipendentemente dall’età anagrafica. Funzionerà ancora l’isospensione, che può essere utilizzata solo da aziende che occupano mediamente più di 15 dipendenti in esito a un accordo raggiunto tra azienda, Inps e sindacati dei lavoratori. Il meccanismo consente un anticipo dell'età pensionabile fino a un massimo di 4 anni rispetto alla normativa Fornero a patto che l'azienda esodante corrisponda, con oneri interamente a suo carico, un assegno ai lavoratori di importo equivalente alla pensione (l'assegno prende il nome di isospensione) per l'intero periodo di esodo, sino al perfezionamento dei requisiti per il pensionamento.

Restano validi, poi, i “contratti di espansione”, che prevedono una forma di ricambio generazione con l’assunzione di un giovane ogni x numero di prepensionati, con oneri totalmente a carico delle imprese oltre i 250 dipendenti; anche qui i requisiti sono 5 anni di anticipo rispetto ai 42 anni e 10 mesi (1 anno in meno per le donne), quindi anzianità di 37 e 10 mesi (36 e 10 mesi) inferiore ai 38 anni di quota 100, oppure quota 82 (62 anni di età e 20 di contributi). Per le industrie, il commercio, i servizi e l’artigianato si potrà ancora ricorrere ai “fondi esubero o di solidarietà”. L’anticipo è di 5 anni rispetto ai requisiti di pensionamento, quindi anche in questo caso 37 anni e 10 mesi per i maschi e 36 anni e 10 mesi per le donne indipendentemente dall’età anagrafica oppure quota 82 (62 anni di età e 20 di contributi), oppure quota 87 (62 anni e 35 di contributi).

Per i prossimi anni, inoltre, si prevede il rinnovo di “Opzione donna”, con un probabile innalzamento del requisito di età anagrafica fermo al 2006. Questa misura riguarda le lavoratrici dipendenti in possesso di 58 anni (59 anni le autonome) e 35 anni di contributi, entro il 31 dicembre 2020.

Con “l’Ape sociale”, invece, possono accedere al trattamento in parola i soggetti che, oltre ad essere iscritti ad una delle indicate forme di previdenza, abbiano cessato l'attività lavorativa, risultino residenti in Italia, non siano titolari di alcun trattamento pensionistico diretto e abbiano compiuto almeno 63 anni di età. Oltre alle indicate condizioni gli interessati devono riconoscersi in uno dei seguenti quattro profili di tutela: disoccupati, caregivers e invalidi.

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