La Germania contro Draghi: ricorso contro il Quantitative easing

Presentato un esposto da tre giuristi: "Violazione oltraggiosa del mandato da parte della Bce"

La Germania contro Draghi: ricorso contro il Quantitative easing

La Corte costituzionale tedesca è di nuovo chiamata a dire la sua sull’azione della Bce, da una denuncia presentata da tre giuristi.

È stato infatti presentato un esposto da tre giuristi, tra cui l’esperto in diritto pubblico Christoph Degenhart, contro il quantitative easing, che secondo gli accusatori sarebbe una violazione "oltraggiosa" del mandato affidato dagli Stati membri dell’unione monetaria alla banca centrale, e quindi contrario alla costituzione, come rivela il quotidiano francese Les Echos.

Secondo i tre la Bce si immischia in ambiti di politica monetaria "per i quali non hanno ricevuto alcun mandato" e per questo denunciano il mancato intervento di governo e parlamento di Berlino, oltre che della Bundesbank, per fermare questa deriva. È una critica a tutto campo, che non risparmia nemmeno la definizione data dall’Eurotower di stabilità dei prezzi, quell’inflazione "vicina al 2%" che è alla base dell’azione della banca centrale fin dai suoi primi passi, che secondo i tre accademici sarebbe anch’essa in qualche modo un superamento del mandato dell’istituto. L’eccessivo impegno per perseguire questo obiettivo, argomentano, avrebbe infatti spinto la Bce a intraprendere misure di politica monetaria non convenzionale che hanno finito per "provocare uno spostamento duraturo e strutturale di competenze dagli Stati alla banca centrale". Cosa che ha tolto agli organismi democraticamente eletti dei singoli paesi membri il potere di opporsi a queste misure e agli effetti "potenzialmente nefasti" che hanno sui cittadini.

Il dibattimento sulla questione e il verdetto conseguente sono attesi non prima del 2016. Quando ormai l’Eurotower avrà già immesso sui mercati "dei miliardi" con il quantitative easing.

Si tratta della seconda causa contro la politica della Bce, dopo il ricorso contro l’Omt, il cosiddetto scudo antispread, su cui pende ancora il giudizio della Corte europea di giustizia, atteso per martedì 16 giugno.

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