Altro che meritato riposo. Nel 2050 la pensione per la pletora di 25-30enni di oggi sarà assai magra. L'Inps staccherà assegni sempre più leggeri a fronte di un maggior numero di anni lavoro. Come spiega un attento studio del Sole 24Ore, da qui ai prossimi trent'anni, i più penalizzati saranno i lavoratori autonomi e chi cesserà l'attività con i requisiti pensionistici minimi. Tuttavia, come dimostra l'ultimo rapporto della Ragioneria generale dello Stato sulle tendenze del sistema previdenziale, tre anni di età in più di lavoro consentiranno di alzare il tasso di sostituzione netto anche di una dicina di punti percentuali.
A determinare l'assegno pensionistico dei 25-35enni di oggi non saranno tanto gli anni di retribuzione versati nelle casse dell'Inps quanto l'età in cui si deciderà di andare in pension. Importo che, però, sarà legato anche ad altri due parametri: l'andamento delle retribuzioni e l'oscillazione del prodotto interno lordo che, stando alle previsioni del ministero dell'Economia, dovrebbe attestarsi a una crescita annuale dell'1,5%. "Lo sforzo, però, si dovrà compiere alla soglia dei 70 anni - si legge sul quotidiano della Confindustria - e quindi sarà da verificare quanti avranno la voglia, le forze, la possibilità di continuare a lavorare a quell'età anche se l'aspettativa di vita sarà di oltre 86 anni per gli uomini e di 91 per le donne". Nonostante i pronostici piuttosto ottimisti sullo stato di salute del sistema Italia, la Ragioneria generale dello Stato qualche dubbio se lo lascia pure venire. Tanto che ha preferito mettere nero su bianco - con tanto di grafici e tabelle - una previsione di spesa qualora i 25-30enni di oggi scelgano di andare in pensione con i requisiti minimi.
Entrando nel dettaglio, secondo le griglie della Ragioneria generale dello Stato, il tasso di sostituzione netto per un dipendente che nel 2050 incasserà il primo assegno previdenziale sarà del 73,1%, con 38 anni di contributi, quota che nel 2060 salirà al 73,6 per cento. "Un autonomo (artigiano) senza coniuge a carico - si legge sul Sole 24Ore - potrà contare rispettivamente sul 72,8 e sul 73,7 per cento".
Se, però, il lavoratore dipendente dovesse andare regolarmente in pensione a 70 anni di età e con 40 di contributi vedrebbe il tasso di sostituzione netto schizzare all'83,1% oppure all'85,5% nel 2060. Una bella precentuale rispetto al 78,2% che otterrebbe nel 2010.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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