Ilva, Marcegaglia punta ai due tubifici del gruppo

Attesa una doppia offerta con altri partner italiani. Ma gli azeri di Baku sono in pole su tutto l'impianto

Ilva, Marcegaglia punta ai due tubifici del gruppo
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Partita doppia per Marcegaglia sui due tubifici dell'ex Ilva. Nell'ambito del processo di vendita del polo siderurgico tarantino per il quale, entro domani sera, i soggetti interessati dovranno presentare ufficialmente le proprie offerte vincolanti, il gruppo di Gazoldo degli Ippoliti (Mantova) dovrebbe farsi avanti con una doppia proposta. Come anticipato dal Giornale il 27 novembre non si tratta di contendersi Taranto, su cui alla fine dovrebbero entrare in partita solo soggetti stranieri, ma di essere in pole position per due degli otto siti produttivi e di servizio dell'ex Ilva. Opzione possibile nel caso in cui il governo valuti l'opportunità di uno «spezzatino» degli asset del gruppo.

Secondo indiscrezioni, il gruppo guidato da Emma Marcegaglia (foto), presenterà un'offerta in cordata per il sito di Salerno e un'altra offerta, sempre in coppia, per Racconigi (Cuneo). Nel primo caso il partner sarà Sideralba e, nel secondo, Profilmec.

La società napoletana fattura circa 300 milioni e ha una posizione finanziaria azzereta (senza debiti), nonchè una fortissima connotazione green che potrebbe essere utile per un totale revamping del sito. Tra l'altro, in passato, Sideralba aveva già acquisito pezzi della vecchia Ilva. Profilmec, invece, è un gruppo storico che produce dal 1961 tubi e profilati di acciaio, molto noto per la produzione dei primi paraurti della Fiat 500.

Per il gruppo Marcegaglia, tra i primi storici clienti dell'Ilva, si tratterebbe di una ulteriore opportunità di crescita e sviluppo alla luce di un 2023 in grande spolvero: quasi 6 milioni di tonnellate di prodotti venduti per un fatturato che sfiora quota 8 miliardi di euro.

In parallelo, sull'intero gruppo (quindi Taranto) risulta che ormai sia una corsa a due e solo tra i big player stranieri: gli indiani di Vulcan Green Steel (ramo cadetto della famiglia Jindal, che già nel 2017 aveva provato a rilevare Ilva per poi essere scalzato da Arcelor Mittal) e gli azeri di Baku che, sempre secondo fonti vicine al gruppo, sarebbero in pole position. In primis perché un nuovo gruppo indiano non sarebbe ben visto a Taranto (e d'altra parta i Jindal a Piombino non si sono distinti) e poi perché gli interessi tra Italia e Azerbaigian sul gas non mancano.

Al contrario, Metinvest e i candesi di Stelco sarebbero fuori dalla partita. Mentre la cremonese e green Arvedi, finora ai margini della trattativa, potrebbe valutare un ingresso all'ultimo minuto, ma per ora non risulta in campo.

Dalla vendita degli asset i

commissari ritengono di poter ricavare circa 1,5 miliardi. Il piano industriale varato in estate prevede 1,8 miliardi di investimenti: un miliardo per il ripristino degli impianti, e altri 680 milioni per lo sviluppo tecnologico.

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