Dal liberismo facilone e senza adeguate pezze contabili di Lizz Truss e Kwasi Kwarteng, all'austerity con screziature da Stato sociale del nuovo cancelliere dello Scacchiere, Jeremy Hunt: evidentemente, in Gran Bretagna in medio non stat virtus. Si passa da un estremo all'altro, senza mezze misure, mentre il Regno è già impaludato in una recessione tecnica destinata ad aggravarsi l'anno prossimo (-1,4% la stima del Pil). Quanto la manovra churcilliana da «lacrime e sangue», imperniata su tagli alle spese e su un inasprimento della fiscalità che non si vedeva dal 1948, contribuirà al raggrinzamento dell'economia è presto per dirlo. Al momento, probabilmente poco importa al premier Rishi Sunak.
Al 10 di Downing Street l'imperativo è stendere in fretta una rete di sicurezza attorno alla sterlina e ai Gilt, tramortiti dalle azioni dissennate del governo precedente, senza troppo curarsi delle ricadute sui contribuenti inglesi. Ma le ripercussioni che non saranno indolori. Per colmare un «buco» da 55 miliardi di pound, si va giù pesanti con le tasse: un innalzamento delle imposte da 25 miliardi alzerà la pressione fiscale al 37,5% del prodotto interno a partire dal 2024. Per centrare l'obiettivo, Hunt dilata il perimetro dei più abbienti, imponendo l'aliquota del 45% non più solo sui redditi superiori alle 150mila sterline, ma anche su quelli oltre la soglia dei 125mila pound. Per approssimazione, la mossa fornirà un extra-gettito di circa 1.000 sterline da ogni singolo tassato, considerando una platea più allargata anche per effetto del congelamento delle detrazioni fiscali fino all'aprile del '28. Altre risorse saranno rastrellate a partire dal primo gennaio prossimo, e fino al 2028, dai colossi dell'energia, cui sarà applicata una tassa del 35% (ora è al 25) sugli extra-profitti incassati. Questa misura restrittiva, unita alla tassa del 45% sui generatori di elettricità, dovrebbe garantire entrate per 14 miliardi. Il Tesoro potrà poi contare sui 18 miliardi di incassi previsti dal giro di vite alle imposte societarie (dal 19% al 25% dall'anno prossimo). I tagli alla spesa ammontano a 30 miliardi, ma non riguarderanno sanità e istruzione, che vedranno ampliato il budget rispettivamente di otto e 2,3 miliardi.
C'è poi la parte che più direttamente avrà ricadute sui budget domestici, messi a dura prova da un'inflazione balzata all'11% in ottobre. Il malcontento ribolle, sotto forma di scioperi a raffica. Per evitare che lo scontento possa tracimare mettendo a rischio l'esito delle prossime elezioni, i conservatori hanno mantenuto l'impegno di adeguare al carovita le pensioni, con ritocchi verso l'alto del 10% già da quest'anno. Bisognerà invece attendere la prossima primavera prima di vedere aumentato il salario minimo da 9,50 a 10,42 sterline l'ora per chi ha più di 23 anni.
Ma le note dolenti per il governo potrebbero essere causate dal taglio agli aiuti per pagare le bollette energetiche. Da aprile 2023, i sostegni saranno garantiti solo per le fatture energetiche da almeno 3mila sterline annue a famiglia.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.