Mediobanca a caccia di voti con i soldi di tutti gli azionisti

Mediobanca a caccia di voti con i soldi di tutti gli azionisti
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Emerge dalla «Relazione sulla politica di remunerazione» interna messa a disposizione dei soci Mediobanca in vista dell'assemblea del 28 ottobre, che per l'esercizio 2022-23 l'ad Alberto Nagel ha percepito un totale di 5,81 milioni di euro. L'agenzia Sole24Ore Radiocor calcola che il compenso sia cresciuto del 30% rispetto all'anno prima in virtù di variazioni delle diverse componenti oltre che per la dinamica degli incentivi. Dinamica analoga per il direttore generale Francesco Saverio Vinci, che ha maturato un compenso totale pari a 4,97 milioni (+36%), con un fisso invariato a 1,6 milioni. Va segnalato che la crescita degli incentivi è legata al superamento dei target per quanto riguarda i risultati economici realizzati dall'istituto. In netto calo, invece, lo stipendio del presidente Renato Pagliaro, in seguito al suo pensionamento e quindi all'assenza di compensi da dipendente: il totale è di 930mila euro, un taglio del 64% dai 2,6 milioni dell'esercizio scorso (1,6 milioni quale stipendio fisso e 700mila euro per le ferie non godute).

Cifre importanti, che il cda di Mediobanca ha evidentemente giudicato congrue ritenendo i tre manager meritevoli di tanto trattamento. Cifre però non ordinarie, anzi tra le più alte nella classifica dei compensi del settore, in particolare per il direttore generale Vinci. Soprattutto perché a deciderne la congruità hanno concorso anch'essi, considerando il peso che rivestono all'interno del cda dell'istituto. Per questo suscita più di una perplessità la decisione dell'istituto - annunciata con la presentazione della lista del cda - di promuovere, come già era accaduto lo scorso anno in occasione dell'assemblea delle Generali, la sollecitazione di deleghe attraverso un proxy (Morrow Sodali) per accrescere le possibilità di successo della sua proposta.

I proxy sono società specializzate nell'analisi dei bilanci societari che da tempo hanno acquisito un'influenza notevole all'interno della comunità degli azionisti. Attraverso lo strumento della «Sollecitazione delle deleghe», hanno la possibilità di portare all'attenzione dell'assemblea eventuali dissensi (o condivisioni) sulle proposte del cda. In teoria hanno lo scopo di bilanciare le non infrequenti situazioni di asimmetria informativa finalizzando i voti così raccolti; tuttavia, in non pochi casi orientano i voti nella direzione voluta dai soggetti che li hanno ingaggiati, di fatto assicurando maggiore adesione alle ragioni del committente. E poichè sono pagati da quest'ultimo con risorse della società, tutti gli azionisti - nessuno escluso - contribuiscono alla parcella in proporzione alla loro quota azionaria.

Nel caso di Mediobanca, Delfin e Francesco Gaetano Caltagirone, i due azionisti contrari alla lista del cda, sono chiamati a contribuire per un terzo della parcella senza essere stati interpellati e soprattutto per sostenere una lista di candidati contro la quale si battono. La legge lo consente, ma non è proprio il massimo dell'eleganza.

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