L’Italia deve tornare a crescere. Lo dicono tutti. E ce lo ricorda anche l'Ocse, nel suo rapporto sull'area euro. "Nei paesi con una crescita persistentemente bassa come l’Italia - spiega l’Ocse - c’è la necessità di tornare a un cammino di crescita più forte e migliorare la competitività". Secondo l’organizzazione di Parigi "il consolidamento di bilancio è ora in corso in tutti i paesi" ma "ogni ripresa nell’area euro rimarrà fragile finché gli squilibri sono irrisolti". Per l’Ocse l’Italia è "in una migliore posizione per quanto riguarda il livello del suo deficit" ma "necessita anche di rafforzare la sua capacità di credito". L’organizzazione parigina fa notare anche che "i governi di Grecia, Irlanda e Portogallo hanno perso accesso al mercato, mentre i tassi di interesse sul debito governativo in altri paesi, come Italia e Spagna, sono a livelli insopportabili".
Riforme, servono decisioni ferme
Solo con un "ambizioso pacchetto di riforme, la crescita potrà irrobustirsi. "Un aumento della crescita - spiega l'Ocse - è essenziale per fortificare le finanze pubbliche e ridurre il debito pubblico, così come per alzare i livelli di reddito". Le prospettive di crescita a lungo termine sono per l’Eurozona destinate al ribasso, se non si metterà mano alle riforme. Occorrono quindi decisioni ferme. Secondo l’Ocse il consolidamento di bilancio è "necessario con una politica monetaria che continua a mantenere la stabilità dei prezzi. La domanda domestica è debole, specialmente nei paesi che affrontano dure crisi finanziarie e fiscali, e ci sono molto rischi al ribasso".
Evitare il "periodo morto"
Il timore dell'Ocse è che l’eurozona sia entrata o stia entrando in una specie di "periodo morto" nel quale i governi hanno avviato una fase di restrizione di bilancio che durerà "molti anni" e riforme strutturali che non hanno effetti a breve termine sull’attività economica.
"C’è il rischio - si legge nel rapporto sull'Eurozona - che l’ampio consolidamento dei bilanci pubblici e un deleveraging (disinvestimento finalizzato alla riduzione della leva finanziaria) eccessivo delle banche possa avere un effetto negativo a breve sulla domanda prima che si materializzi l’impatto positivo delle finanze pubbliche risanate e delle riforme sulla crescita".
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