I conti pubblici non sono messi bene. All'orizzonte tira sempre una brutta aria di manovra aggiuntiva. Di parla di una stangata da 25 miliardi di euro che Matteo Renzi puntualmente smentisce. Ma la situazione è tutt'altro che rosea. Secondo il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan, lo sforzo richiesta dall'Ue all'Italia è "deformato da considerazioni statistiche". "Queste regole, imponendo all'Italia aggiustamenti dolorosi, le recano maggior danno che ad altri Paesi - tuona in una intervista a Le Figaro - e questo non mi va bene".
Nell'intervista a Le Figaro Padoan conferma che "l'Italia rispetterà lo sforzo di aggiustamento che le è richiesto". Anche la Commissione europea, fa notare, "ammette che questo metodo di calcolo potrebbe essere differente, ma non si cambiano le regole durante il gioco". Eppure Bruxelles potrebbe aprire contro il Paese una procedura di infrazione per deficit eccessivo. "L'Italia rispetterà lo sforzo di aggiustamento che le è richiesto", premette Padoan spiegando che il governo mantiene "un dialogo continuo" con Bruxelles. "Si rimprovera a volte all'Italia - aggiunge - di chiedere troppa flessibilità, di mostrarsi insaziabile, dimenticando che questa domanda è del tutto legittima, perchè si iscrive nelle regole europee". Il nostro Paese, sottolinea ancora, è "quello che ha fatto gli sforzi di aggiustamento più intensi della sua politica di bilancio". Ma, al di là degli sforzi, senza un'ulteriore espansione della flessibilità concessa dall'Ue per le riforme, l'Italia rischia di dover mettere in cantiere una manovra sui conti pubblici da 24 miliardi di euro nel 2017.
In Italia, secondo le stime del Centro Studi Confindustria, nel 2016, grazie all'utilizzo della flessibilità si avrà una minore riduzione del deficit di bilancio strutturale pari a 0,6 punti di pil (più di quella consentita pari a 0,4) ma nel 2017 e nel 2019, se si desse seguito a quanto previsto dal Patto di stabilità e crescita la restrizione dovrebbe essere almeno dello 0,5% del pil l'anno. Se si tiene conto delle clausole di salvaguardia che sono ancora attive, la correzione nel 2017 dovrebbe essere di 1,4 punti di pil, circa 24 miliardi, l'anno successivo di ulteriori 0,2 punti e nel 2019 di 0,5 punti di Pil. Insomma, per i tecnici di viale dell'Astronomia, "la clausola così com'è ora non funziona".
"Attualmente la deviazione dall'obiettivo di deficit è consentita solo nella misura massima dello 0,5% del pil, per un solo anno e solo se a partire dal successivo viene avviato il recupero della deviazione che deve essere completato nei tre anni seguenti - si legge nel report - ciò significa che negli anni successivi a quello in cui la riforma è varata gli obiettivi di bilancio devono essere più stringenti che nel caso in cui non siano state realizzate riforme".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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