Quella tabella che smonta il bluff di Conte sullo spread

"Risparmiare" sullo spread, che è un semplice differenziale, è impossibile. E il calo del Btp è dovuto alle mosse della Bce negli ultimi mesi.

Quella tabella che smonta il bluff di Conte sullo spread

La nascita del secondo governo guidato da Giuseppe Conte ha portato con sé una crescita delle aspettative legate al nuovo esecutivo da parte delle istituzioni comunitarie, che hanno usato parole al miele per l'ex professore di diritto privato e il governo M5S-Pd. Ad attestazione della fiducia di cui il nuovo governo godrebbe è stato riportato, a più riprese, il dato sullo spread, attestatosi dagli oltre 200 punti di agosto a un valore oscillante attorno ai 150 punti, segno che la differenza tra il rendimento del Btp decennale e quello del Bund tedesco è ora dell'1,5%.

Graziano Delrio, esponente Pd ed ex titolare del Ministero delle Infrastrutture, è arrivato a citare il "risparmio da spread" che il niovo governo avrebbe garantito nel suo discorso di fiducia al Conte-bis: "Abbiamo già risparmiato in poche settimane centinaia di milioni in interessi sui titoli di Stato: l'anno e mezzo passato ci è costato quasi 20 miliardi di interessi sottratti alle tasche degli italiani". Il risparmio da spread domina la discussione di politica economica da giorni: attraverso il calo dello spread, molto spesso accostato alla transizione da un governo più euroscettico a un esecutivo meno ostile verso Bruxelles e gli investitori, il governo Conte si sarebbe meritato l'affidabilità e le risorse per poter conquistare la flessibilità desiderata sulla manovra finanziaria e negata al governo gialloverde.

Indipendentemente dall'opinione che si può avere sulla crisi di governo e sui suoi esiti, i dati economici e una semplice analisi di prospettiva dimostrano che questa constatazione è frutto di una semplificazione eccessiva.

Spread

In primo luogo, lo spread è un semplice differenziale tra due indici di rendimento, è un numero "puro". Può variare sia se a cambiare è, in positivo o in negativo, il rendimento pagato dal Btp sia se a farlo è l'interesse del Bund tedesco. Tanto che, con i Bund in tasso negativo da tempo, è molto più importante guardare al rendimento netto del Btp piuttosto che a un differenziale che significa poco per capire le nuove dinamiche economiche in corso. Dire che lo spread è a 200 punti in una fase in cui il Btp rende il 3% e il Bund l'1% è molto diverso rispetto a parlare di uno spread dal valore analogo quando il Btp è all'1,5% e il Bund al -0,5%. Parlare di un risparmio dovuto al semplice calo di un differenziale come lo spread è dunque fuorviante.

In secondo luogo, considerando il valore del Btp, determinato in sede d'asta, si può notare che buona parte del calo del tasso d'interesse è avvenuta prima della nascita del governo M5S-Pd. Da maggio sino al 20 agosto, giorno delle dimissioni del Conte gialloverde, il rendimento del Btp è sceso dal 2,50% al 1,30%, compiendo quindi buona parte del processo deflativo che lo ha portato ad assestarsi tra lo 0,80% e l'1% nelle settimane successive. Il motivo non è ascrivibile a relazioni direttamente proporzionali tra le azioni e le dichiarazioni dei leader italiani e i mercati: l'elemento decisivo della diminuzione del rendimento è stata la Bce targata Mario Draghi, che intende lasciare a Christine Lagarde un programma già avviato di acquisto dei titoli. Come nel primo quantitative easing, questo significa un avvitamento degli spread dei Paesi lontani dall'area "core" dell'Eurozona, come l'Italia.

Tale convergenza tra i rendimenti dei titoli dei Paesi europei può dare fiato sul breve periodo per ottenere margini economici sulle manovre finanziarie, ma è bene ricordare che qualsiasi governo, Conte-bis incluso, dovrà necessariamente puntare sull'economia reale per prevenire il rischio recessione che aleggia sul sistema-Europa.

Quel che è certo è che se sul rendimento dei titoli abbiamo risparmiato, il motivo è da ricercarsi principalmente in fattori esterni al raggio d'azione del governo italiano. E più che a Bruxelles, il nuovo governo guarderà a Francoforte, sede della Bce. Nei palazzi dell'Eurotower si scrive, giorno dopo giorno, il futuro d'Europa.

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