Il piano Quota 62: come funziona e chi può andare via

Dopo la fine di Quota 100 nascerà Quota 62 che rafforza il contratto di espansione consentendo di andare in pensione a 62 anni con determinati requisiti. In alternativa c'è l'isopensione: consente di andare in pensione prima dei 67 anni

Il piano Quota 62: come funziona e chi può andare via

L'addio a Quota 100 è sempre più vicino ma c'è un "nome" sempre più consolidato che si fa avanti: si tratta di Quota 62 che dà la possibilità di andare in pensione a 62 con il contratto di espansione che prevede uno scivolo di 5 anni con delle condizioni a carico del datore di lavoro ma anche con qualche rinuncia da parte del pensionato.

Come funziona la riforma

Il Decreto Crescita ha recentemente introdotto i contratti di espansione: come anticipato, si tratta di uno scivolo pensionistico inizialmente riservato alle grandi imprese ma poi esteso anche alle medie imprese che il Decreto Sostegni bis concede anche alle imprese che impiegano almeno 100 dipendenti. La Legge di Bilancio 2021 (L. n. 178/2020) pubblicata in Gazzetta Ufficiale, soltanto per l’anno in corso, ha portato la soglia a 500 unità per avviare percorsi di riorganizzazione e reindustrializzazione rispetto alle mille previste dal “Decreto Crescita” che ha introdotto la misura, e a 250 unità per la pensione in anticipo fino a 5 anni che può avvenire però soltanto a determinate condizioni. La Legge di Bilancio ha introdotto, alle imprese con almeno mille dipendenti, la possibilità di poter licenziare i propri lavoratori prossimi alla pensione se avessero avviato un processo di riorganizzazione e ristrutturazione dei processi volti ad un miglioramento tecnologico.

Chi può accedere

Per fare questo, però, è necessario seguire alcuni criteri: avviare una procedura di consultazione per stipulare un contratto di espansione con il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali e le associazioni sindacali comparativamente più rappresentative sul piano nazionale o con le loro RSA ovvero con la RSU. A questo contratto possono accedere i dipendenti a tempo indeterminato, gli apprendisti e i dirigenti. Chi aderisce al piano di uscita, inoltre, non deve avere più di 60 mesi come lasso temporale per maturare la pensione: questo significa che chi ha 62 anni e l'azienda ha rispettato i patti sopra descritti, può presentare domanda entro il 30 novembre prossimo.

Quota 100 si avvia alla fine

Anche il Decreto Sostegni bis pubblicato in Gazzetta non porta nulla di nuovo sul fronte delle pensioni se non la conferma che Quota 100 terminerà a fine 2021 e non esiste alcuna norma che ne preveda la proroga. Per questo motivo, molti lavoratori saranno in grave difficoltà a partire dal 2022 perché, chi infatti riuscirà a raggiungere in extremis Quota 100 entro dicembre, potrà richiedere l'assegno pensionistico soltanto dal terzo mese di maturazione dei requisiti per i dipendenti pubblici e sei mesi per quelli privati. Anocra più sfortunati, comunque, coloro che per pochi mesi o qualche anno dovranno aspettare di avere 67 anni e lavorare per altri cinque. Per questo motivo, sindacati e cittadini si aspettano risposte urgenti che finora non sono arrivate. Le richieste sono chiare: Quota 41, la proposta dei sindacati di maggior flessibilità con la richiesta di fissare a 62 anni l'età per il pensionamento e la proposta dell'Inps di dividere in due l'assegno.

Cos'è l'isopensione

In alternativa al contratto di espansione c'è anche l'isopensione, cioè lla pensione anticipata per coloro che fino al 2023 potranno beneficiare dello scivolo di 7 anni. Per il lavoratore che matura i requisiti di contribuzione o di età anagrafica entro 4 anni dalla cessazione del rapporto di lavoro, si apre la possibilità di andare prima in pensione: lo scivolo dei quattro anni è stato portato a sette anni con la legge 205/2017 nel triennio 2018-2020. La pensione anticipata, però, è concessa soltanto se c'è l'accordo con il datore di lavoro che si farà carico del pagamento dell'assegno di accompagnamento fino al raggiungimento dell'età pensionabile del lavoratore che decide di andare prima in pensione.

In realtà l’azienda versa mensilmente all’Inps le somme per pagare al lavoratore la prestazione e per la contribuzione figurativa correlata. La prestazione non è reversibile, eventualmente ai superstiti viene liquidata la pensione indiretta in base alla normativa.

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