Quel tifo sfrenato dell'Ocse verso l'Imu

Secondo l'organizzazione parigina, l'Imu rappresenta una riforma di successo

Quel tifo sfrenato dell'Ocse verso l'Imu

Prima arrivarono i moniti, adesso è la volta del tifo sfrenato. L'Ocse è il più sfegatato degli ultras dell'Imu. Se fino a qualche mese fa intimava ai governanti italiani di ridurre le tasse su lavoro e imprese e di non toccare l'Imu perché trattasi di una "falsa priorità", adesso l'organizzazione di Parigi torna a promuovere la tassa sugli immobili. Nel rapporto 2013 sul Federalismo Fiscale, l’Ocse sottolinea come la modifica della tassazione sulle proprietà immobiliari in Italia e quella varata l’anno successivo in Irlanda "rappresentano due esempi di riforme di successo". L’Ocse arriva addirittura a riconoscere "l’impopolarità delle tasse sulle proprietà immobiliari, il che spiega come riforme in questo senso siano adottate di rado", anche per via delle "resistenze dei proprietari di immobili", ma poco importa.

Lo scorso 2 maggio il segretario generale, Angel Gurria, dichiarò che "l’Imu non è un’imposta che genera distorsioni nell’allocazione delle risorse" e ribadì la preferenza per "la riduzione delle imposte sulle imprese e la riduzione delle tasse sul lavoro" piuttosto che l’eliminazione di quelle sugli immobili. Agli inizi di luglio, poi, fu la volta del capoeconomista e vicesegretario generale dell’Ocse Pier Carlo Padoan. Che ribadì come "le tasse che danneggiano di meno la crescita sono quelle sulla proprietà, come l’Imu".

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