Che fine farà Quota 100? Con la nuova manovra del governo giallorosso, il meccanismo di pensionamento anticipato voluto dalla Lega potrebbe subire alcune modifiche o addirittura essere abolito.
Secondo le ultime indiscrezioni riportate da Il Corriere della Sera, la strada più probabile è la prima: modifiche in arrivo. Ecco che Quota 100 potrebbe diventare una specie di "Quota 103". Si tratterebbe, insomma, di applicare un correttivo capace di evitare lo scalino delle uscite a partire dal 2022, con la cessazione della misura a fine 2021. In ogni caso, nell'attesa di capire quale sarà la decisione finale dell'esecutivo, è bene sottolineare come al momento esistano 12 strade per lasciare il mondo del lavoro in anticipo e accedere alla pensione. Di seguito un breve riassunto.
Le 12 strade per la pensione
Intanto si può andare in pensione con il binomio 62 anni di età e 38 di contributi, anche in cumulo e se totalizzati all'estero con Stati convenzionati. L'importante è che almeno 35 anni siano effettivi. I dipendenti privati possono usufruire di una "finestra mobile" di uscita di 3 mesi, che si estende a 5 per quelli pubblici. Non si possono invece accumulare i redditi di lavoro dipendente e autonomo fino all'età della pensione di vecchia, pari a 67 anni; per i redditi di lavoro occasionale vale il tetto dei 5 mila euro lordi annui.
C'è poi la cosiddetta opzione donna, che richiede 58 anni di età (59 per lavoratrici autonome o miste) e 35 di contributi effettivi. Previsto un periodo di slittamento di 12 mesi, estesi a 18 per le autonome o miste. La pensione è calcolata con il criterio contributivo.
Per l'Ape sociale occorre arrivare al raggiungimento dei 63 anni di età. Ma ci sono anche altri requisiti, fra cui: disoccupati con Naspi conclusa da almeno 3 mesi con 30 anni di contributi, caregivers da almeno 6 mesi e 30 anni di contributi, lavori gravosi o usuranti per almeno 6 anni degli ultimi 7, oppure per 7 anni negli ultimi 10, invalidità che raggiunga almeno il 74% e 30 anni di contributi.
Dai lavori usuranti ai lavoratori precoci
Abbiamo parlato dei lavori usuranti. Ebbene, in questo caso l'eventualità di uscita anticipata riguarda tutti quegli addetti che hanno avuto a che fare con attività usuranti per almeno la metà della loro vita lavorativa, oppure 7 anni negli ultimi 10 e almeno 35 anni di contributi effettivi. Per arrivare alle pensione ci si basa su un sistema di quota che somma età e contributi.
Capitolo lavoratori precoci: in questo caso i requisiti sono di almeno 1 anni di contributi versati prima del raggiungimento dei 19 anni di età, 41 di contributi, di cui 35 effettivi e, in aggiunta, uno dei seguenti status: disoccupati con Naspi conclusa da almeno 3 mesi con 30 anni di contributi, caregivers da 6 mesi più i soliti anni di contributi, invalidità pari ad almeno il 74% e 30 anni di contributi, lavoratori usuranti per almeno 6 anni negli ultimi 7 o 7 negli ultimi 10 o addirittura metà della vita lavorativa e 36 anni di contributi.
Esiste poi la cosiddetta pista anticipata ordinaria, la quale richiede 42 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini e 41 anni e 10 mesi per le donne. C'è una finestra mobile di uscita della durata di tre mesi priva di assegno pensionistico, per i pubblici così come per i privati. Tali requisiti sono bloccati fino al 2026 mentre, a partire dal 2027, il requisito sarà incrementato fino a un massimo di 3 mesi per ogni 2 anni di adeguamento a speranza di vita.
Dalla vecchiaia ordinaria alla vecchiaia in accumulo
La vecchiaia ordinaria risponde invece a 67 anni di età e 20 di contributi. Parte dal primo giorno del mese successivo a quello in cui si raggiunge l'età da pensione oppure, qualora non fossero soddisfatti i requisiti contributivi, il semaforo verde scatterà il primo giorno del mese successivo a quello in cui vengono raggiunti.
Accanto alla vecchiaia ordinaria troviamo la vecchiaia per i cosiddetti contributivi "puri". Il primo accredito contributivo dal primo gennaio 1996; si richiedono i 70 anni di età adeguati alla speranza di vità e 5 di contribuzione effettiva.
Un'altra strada è quella dell'anticipata contributiva. Anche in questo caso il primo accredito contributivo dal primo gennaio 1996; come requisiti, 63 anni di età (con adeguamenti alla speranza di vita); 20 anni di contributi effettivi e ammontare della prima rata di pensione non al di sotto di 2,8 volte l'importo mensile dell'assegno sociale.
Esiste inoltre il raggiungimento della pensione attraverso la vecchiaia per gli invalidi all'80%: servono 60 anni di età adeguati alla speranza di vità per gli uomini e 55 per le donne. Per i non vendenti sono richiesti 56 anni per gli uomini e 51 per le donne. Presente la finestra mobile di 12 mesi prima della liquidazione. Ovviamente l'accertamento della percentuale di invalidità deve essere confermato dagli uffici sanitari dell'Inps.
Arriviamo alle ultime due possibilità: la vecchiaia in cumulo
e la anticipata in cumulo. Nel primo caso sono richiesti 67 anni di età e 20 di contributi in cumulo con altre gestioni; nel secondo, 42 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini e 10 mesi per le donne.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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