
Le nozze tra Saipem e la norvegese Subsea 7 convincono gli analisti, mentre il mercato si è mostrato più cauto. Dopo uno sprint iniziale del 5%, ieri il titolo Saipem ha dilapidato i guadagni chiudendo in lieve calo (-0,4%) rispetto al +3% segnato alla Borsa di Oslo da Subsea 7. Il nuovo colosso dell'ingegneria energetica avrà dalla sua una potenza di fuoco di oltre 20 miliardi di euro di ricavi, più che doppiando l'altro grande player (Technip-Fmc) e potrà far leva su importanti sinergie (300 milioni l'anno a regime). Gli analisti si soffermano molto sulla solida logica industriale dietro al matrimonio. «La combinazione dei mezzi di costruzione (oltre 60 navi) permetterà di offrire soluzioni complete nei vari segmenti di operatività oltre alla maggiore flessibilità di impiego della flotta», spiega Equita che tra i punti di forza dell'operazione indicano anche la struttura del capitale rafforzata, con l'obiettivo di raggiungere un rating investment grade, e dividendi più generosi (40% del free cash flow).
A far storcere un po' il naso agli analisti della sim milanese così come a quelli di Rbc Capital Markets è il fatto che l'accordo contempli un dividendo straordinario di 450 milioni a vantaggio degli azionisti di Subsea 7. Altro elemento critico sono i tempi abbastanza lunghi per arrivare al closing (17-23 mesi). Su questo punto Alessandro Puliti (in foto), ad di Saipem e candidato e ricoprire il medesimo ruolo quando nascerà Saipem7 (nome scelto per la nuova società post-fusione), vede «margini per accelerare» anche se i tempi sono dettati dalla necessità di avere il via libera dell'Antitrust nei diversi paesi in cui le aziende operano.
Puliti si è soffermato
sull'elevata complementarietà delle due entità «in termini di attività e di presenza geografica» con la loro fusione che «rafforzerà il posizionamento in tutti i prodotti, sia nell'energia convenzionale che nell'eolico offshore».
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.