Sapelli: "Basta pezze. Ecco cosa ci aspetta con le pensioni"

Il professor Sapelli fa il punto sugli scenari previdenziali che ci attendono con l'uscita di scena di Quota 100. E avverte: "Non servono altre pezze..."

Sapelli: "Basta pezze. Ecco cosa ci aspetta con le pensioni"

Quota 100 nel 2022 non ci sarà. Che pensione ci spetta o meglio ci aspetta? Con l’economista e accademico Giulio Sapelli, intervistato dal Giornale.it, proviamo a fare luce sul problema del futuro. Il sistema per l'accesso alla pensione anticipata non solo è destinato a sparire ma è “stata un’occasione persa” per il professore e “segno dell’incompetenza dei tecnici”. Come evitare nuovi errori? E’ ora di parlare di pensioni insieme alle parti sociali e di “avvertire le persone” sul loro domani, avverte l’economista, fermo restando che siamo alla vigilia di un possibile ritorno all’austerity che avrebbe come conseguenza la crescita delle disuguaglianze economiche, disuguaglianze che riguardano anche il sistema pensionistico in Italia.

Professor Sapelli, il 31 dicembre diremo addio a Quota 100. Secondo lei qual è il bilancio di questi tre anni di pensionamento anticipato con la riforma giallo-verde?

“Non si può fare un bilancio senza ricordarsi da cosa nasce Quota 100. Nasce da un marziano errore e da una marziana prova di incompetenza dei tecnici e del ministro Elsa Fornero, perché va detto, non tutti i tecnici sono in grado di riformare il sistema pensionistico. L’errore fu di valutazione, i dati dalle imprese all’ente preposto non arrivarono subito, ma passò un certo tempo e questo non fu valutato incidendo negativamente su conteggio e quote. Questa svista ha rivelato la non conoscenza delle pratiche del sistema. Tornando ad ora, io credo che abbiamo riparato le conseguenze più gravi di questo pesante errore, che ha lasciato senza stipendio e pensione migliaia e migliaia di persone, ma è stata un’occasione persa perché dovevamo approfittare almeno per imparare la lezione: sono temi che non si affrontano ‘una pezza’ alla volta”.

Ora però tra le ipotesi allo studio del governo c'è quella di rinforzare l'Ape social. Crede possa essere la scelta giusta stavolta?

“Anche qui si tratta di un’altra pezza. Noi dobbiamo fare una riforma complessiva del sistema. Chi ha sostenuto le analisi più intelligenti in questo senso è il dottor Alberto Brambilla, lui sì che è un esperto. Bisogna affrontare questo tema con un dibattito pubblico, preparando le persone, perché non si può interrompere il ciclo di vita dei lavoratori senza avvertirli della riforma almeno un paio di anni prima. Devono sapere in anticipo i cambiamenti che li riguarderanno. La storia ci ha insegnato che i provvedimenti fatti all’ultimo momento sono dannosi”.

Per sostituire Quota 100, il governo concederà probabilmente l'uscita anticipata a chi svolge un lavoro usurante. Nella lista sono entrati anche bidelli e commessi. Crede sia uno strumento idoneo per il pensionamento anticipato?

“L’istituto Mondiale di Medicina del Lavoro ha fatto una lista di quelli che sono i cosiddetti lavori usuranti. Ormai c’è una pubblicistica mondiale, non dobbiamo inventarci niente. Bisognerebbe che il governo consultasse la lista senza metterci del suo”.

Salvini ha detto: "Via Quota 100? Passerete sul mio corpo". Quanto peserà il nodo pensioni sulla tenuta della maggioranza?

“L’Italia è in uno stato d’eccezione. I partiti sono presenti in Parlamento ma non governano. Che Salvini abbia un potere molto limitato è dimostrato dalle cronache. Ormai c’è un piccolo gruppo che dirige il Paese ed è quello che risulta affidabile per i mercati internazionali e per l’Unione Europea. Può piacere o non piacere, ma questa è la situazione. Al posto di lanciare messaggi roboanti sarebbe meglio fare delle proposte complessive meditate e non continuare a fare demagogia”.

Quanto è concreto il ritorno di una legge Fornero a pieno regime e quali sono gli scenari per chi deve andare in pensione dal 2022?

"E’ una domanda complicata e io non sono un esperto. Ma certo prenderemmo un’altra cantonata se si facesse l’errore che abbiamo fatto allora di non metterci neanche in linea con i Paesi europei. Noi siamo tra quei Paesi col regime più iniquo in tema pensionistico; non credo che ci saranno le condizioni ottimali per fare una riforma equa. Anche perché la pressione neoliberista e l’austerità stanno tornando e presto saremo alle solite”.

Qual è secondo lei il futuro del nostro sistema previdenziale e dei giovani che entrano nel mondo del lavoro?

“Vorrei prima specificare che il futuro dei giovani non è minacciato dal sistema previdenziale. Il problema che toglie loro il futuro non sono le pensioni degli anziani, e lo dice uno che ha 52 anni di contributi, ma il vero problema è la mancanza di lavoro e soprattutto di lavori a tempo indeterminato. Quanto alle loro prossime pensioni le vedo sinceramente molto male, c’è una tendenza a creare sistemi pensionistici sul modello nord americano e non sul vecchio Welfare europeo che è l’unico che può dare stabilità all’economia e arginare la caduta demografica. A questo non ci pensa mai nessuno”.

Di fatto il sistema pensionistico risente molto anche della scarsa crescita anagrafica.

Perché gli italiani, secondo lei, non fanno più figli?

“Perché non hanno più fiducia nel futuro e sono schiacciati dal precariato e dal nichilismo di massa e questo va di pari passo con la secolarizzazione. Senza una visione anche religiosa è molto difficile fare figli”.

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