Sburocratizzare Piazza Affari

Quando Piazza Affari non si sente troppo bene non è mai una bella notizia

Sburocratizzare Piazza Affari

Quando Piazza Affari non si sente troppo bene non è mai una bella notizia. Ovviamente per chi, come il sottoscritto, vede nella Borsa l'espressione più convincente e anche meno opaca del fare mercato. Gli ultimi dati resi pubblici da Equita dicono che nel 2022 Milano ha fatto registrare 27 delisting. Si tratta di addii al listino costati la bellezza di quaranta miliardi. E al fenomeno di questa copiosa fuoriuscita dal mercato borsistico non si segnalato un significativo ingresso di aziende. Insomma, non vi è stato il desiderio di quotarsi.

Tra i motivi segnalati, certo l'incertezza legata allo scoppio della guerra in Ucraina e al suo drammatico perdurare; la crisi energetica su vasta scala strettamente connessa al conflitto nel fianco est dell'Europa. E poi l'inflazione e l'aumento dei tassi. Questa la fotografia di una difficoltà esplosa in un anno particolare.

Tuttavia, mi parrebbe riduttivo interpretare solo così i dati forniti da Equita, una delle principali investment bank che operano nel nostro Paese, ben guidata da Andrea Vismara. Le difficoltà che incontra il mercato borsistico in Italia affonda in ragioni, diciamo così, storiche. Si tratta di un problema sistemico più che emotivo o dettato da difficoltà sopraggiunte e imprevedibili.

L'accesso prevede ancora un forte impatto con la burocrazia. Il che rappresenta un ostacolo anche di tipo psicologico: le lungaggini, il più delle volte immotivate, non vengono mai apprezzate. La burocrazia invasiva, come in tutte le cose, disincentiva e contribuisce in maniera determinante, se non addirittura decisiva, a frenare sul nascere anche chi è animato da intenzioni propositive. Adoperarsi per introdurre misure più strutturali è urgente.

E snellire, senza venir meno al rigore e una complessiva serietà d'intervento, è una scommessa da vincere se si vuole ridare vitalità e fiducia al mercato dei capitali. Anello fondamentale di un modello finanziario di impronta liberale.

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