Mobilitazione dei distretti calzaturieri italiani e raccolta di firme, in sintonia con l'azione del sistema Confindustria, per difendere in sede Ue la proposta di regolamento comunitario sulla sicurezza dei prodotti con l'obbligo di indicazione di origine dei prodotti: è l'appello "forte" lanciato al governo da Assocalzaturifici e da altri settori manifatturieri che trainano l'export made in Italy, misura fondamentale che, a costo zero, potrebbe produrre ricchezza per le imprese europee e rilanciare i consumi.
Il pressing sulle istituzioni europee continua e diventa più stringente, come spiega Cleto Sagripanti, presidente di Assocalzaturifici, che chiede un impegno preciso al governo: “La manifattura italiana non può più aspettare, ha già subito anni di dura prova a causa della concorrenza aggressiva dei paesi emergenti e di una mancata legislazione in Europa, unica tra le principali economie mondiali a non richiedere l’obbligo di indicazione di origine sulle merci che vengono commercializzate al suo interno, con grave danno per chi, come le aziende manifatturiere italiane, ha come risorsa principale l’alta qualità dei suoi prodotti".
"Chiediamo che questo valore riconosciuto in tutto il mondo sia anche riconoscibile al consumatore attraverso un’etichettatura chiara e obbligatoria - aggiunge -. In questi anni abbiamo condotto un’incessante azione per una risoluzione giusta e rispettosa del grande patrimonio della nostra eccellenza manifatturiera e ora che la discussione in Europa sta entrando in una fase cruciale servono il sostegno e l’aiuto del governo, anche in vista del semestre di presidenza italiana che si aprirà a luglio. Da questo dipende molto del futuro delle nostre piccole imprese e della filiera. Il rilancio economico dell’intero Paese passa dalla competitività del tessuto manifatturiero che ha bisogno di un mercato trasparente. Auspichiamoche il governo giochi tutta la sua autorevolezza in sede europea per trovare il consenso necessario a sbloccare il negoziato e condurlo a una conclusione equa”.
La discussione sull’articolo 7 che prevede l’indicazione d’origine obbligatoria per tutti i prodotti destinati ai consumatori nel mercato comunitario, è entrata infatti in una fase decisiva perchè - sottolinea Assocalzaturifici - è in corso un negoziato in Consiglio per individuare un compromesso che possa favorire l’accordo tra le istituzioni senza il quale, per approvare entro la fine della legislatura europea il pacchetto legislativo che contiene la proposta, il Parlamento europeo potrebbe andare presto al voto in seduta plenaria. Se l’Assemblea confermasse il voto delle Commissioni competenti e il Consiglio non individuasse un compromesso in tempi rapidi, il dossier potrebbe passare alla prossima presidenza di turno affidata all’Italia e il nostro governo avrà un ruolo decisivo tenendo conto che il premier Enrico Letta ha già parlato in sede europea della questione sottolineandone l’assoluta importanza. Per capire qual è la posta in gioco, basta ricordare che il settore vende all'estero oltre l'80% delle calzature prodotte. Con l'obbligo dell'indicazione di origine - secondo proiezioni di Assocalzaturifici - i livelli produttivi aumenterebbero del 30%.
“Vogliamo che siano le aziende, le loro storie e i loro imprenditori a testimoniare alle istituzioni le loro difficoltà attraverso questa raccolta firme – prosegue Sagripanti – chiedendo la giusta attenzione verso un tessuto produttivo fortemente provato dalle difficoltà, che non vuole aiuti ma regole eque e certe per essere competitivo e continuare a creare ricchezza per il Paese.
Chiediamo quindi alle aziende di essere protagoniste di questa battaglia e aderire subito alla raccolta firme che verrà gestita dalle associazioni territoriali proprio per testimoniare che non si tratta di un appello calato dall’alto, ma della mobilitazione delle realtà produttive italiane”.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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