La tassa sulle auto aziendali è una delle ultime misure apparse nella bozza del disegno di legge di bilancio per il 2020.
Triplicano le tasse
Il provvedimento triplica le tasse su tutti i mezzi aziendali, indipendentemente dal loro impatto inquinante e che siano, dunque, ibride o elettriche. L'esecutivo giallorosso ha sottolineato come questa novità sia stata introdotta per promuovere la sostenibilità ambientale. L'intento è quindi quello di strizzare l'occhio alla platea ambientalista ma, in realtà, il rischio è inimicarsi una nutrita fetta di lavoratori.
Quali sono le novità
La norma prevede che le auto aziendali pesino per il 100% del loro valore sul reddito di chi non rientra nella categoria di "agenti e rappresentanti di commercio", anziché il 30%. Il mercato auto deve fare i conti con un problema non da poco, visto che le citate auto aziendali costituiscono più o meno il 40% delle nuove immatricolazioni. E, con le nuove cifre, per molte persone sarà sconveniente affidarsi al noleggio a lungo termine di veicoli di questo tipo.
Un esempio pratico
L'esempio che viene fatto in queste ore è di un dipendente con un reddito annuo di 40 mila euro. Ebbene, costui sarà costretto a pagare oltre 2 mila euro di tasse in più ogni anno nel caso in cui volesse noleggiare una Punto 1.4.
Chi deve pagare e chi è esentato
Secondo alcune stime, a partire dal prossimo gennaio saranno circa due milioni i lavoratori dipendenti toccati dalla tassa, che porterà in dote a loro e all'intero settore auto una stangata dal valore di 513 milioni di euro. A rimetterci, e quindi a pagare dazio, i lavoratori dipendenti, i quali vedranno salire il "fringe benefit", ovvero il valore accessorio, dal 30% del costo convenzionale del noleggio al 100%, cioè al pieno valore, sulla base di una percorrenza di 15 mila chilometri annui e ai costi chilometri delle tabelle Aci entro il 30 novembre. Continueranno invece a godere dello sconto solo ed esclusivamente agenti e rappresentanti di commercio.
Le reazioni della politica
Il provvedimento ha generato reazioni negative da parte di numerosi esponenti politici. Giorgia Meloni ha scritto su Twitter che “triplicare le tasse a carico dei lavoratori che usano auto aziendali” è “una ignobile stangata fiscale” e che “Fratelli d’Italia si batterà in Parlamento” per cancellare tale manovra.
Sulla stessa lunghezza d'onda Mariastella Gelmini, capogruppo di Forza Italia alla Camera dei deputati: “Si discute di legge di bilancio da circa due settimane, ed ogni giorno dal cilindro della maggioranza salta fuori una nuova, assurda, tassa”. Gelmini parla di “vergogna senza fine” perché i dipendenti che usano queste auto “avranno una batosta da 513 milioni di euro. Per di più, questa misura miope rappresenta un gravissimo colpo al settore auto, uno dei più importanti per la nostra economia”.
Per Paolo Grimoldi, deputato della Lega e Segretario della Lega Salvini in Lombardia “questa è una manovra lacrime e sangue, una stangata per i cittadini, per i redditi medi. Aumentano le imposte sulle auto aziendali che per molti dipendenti rappresentano il mezzo di locomozione, specie al Nord”.
Anche Italia Viva si schiera contro la tassa sulle auto aziendali. Matteo Renzi ha scritto su Facebook che il suo partito lavorerà duro su zucchero, plastica e auto aziendali: "Ci sono i numeri, nel Bilancio e in Parlamento, per evitare che queste tasse salgano.
Stiamo parlando di qualche centinaio di milioni: nulla rispetto ai 23 miliardi dell'IVA o ai 20 miliardi bruciati in un triennio dalla demagogia di Quota 100. Abbiamo bloccato aumento IVA e tasse sui cellulari: adesso lavoreremo su zucchero e auto aziendali".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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