Oggi alle 9,30, nella sede in Piazza Affari di Telecom, il presidente Franco Bernabè alzerà il velo sull'ipotesi di integrazione con «3Italia», l'operatore mobile controllata dai cinesi di Hutchison Whampoa e chiederà ai soci di continuare la trattativa. Una questione già molto discussa, almeno sui giornali. Con il risultato di aver prodotto soltanto, per ora, un discreto malumore tra gli azionisti, che non sono stati interpellati preventivamente sull'operazione (ne sono tuttora all'oscuro), nonostante il rialzo del 10% del titolo in borsa. In realtà le azioni Telecom sono tornate ai livelli di fine 2012 a 0,6 cents, prima dello scivolone delle ultime settimane, restando però ancora ben lontani da quota un euro abbandonata ormai dal 2011.
Proprio questa debolezza e il costante declino in Borsa ha portato Bernabè, accusato di immobilismo ad esplorare la possibilità di merger con la società cinese. In realtà le voci si sono spinte oltre la possibile integrazione. Hutchison, tramite H3g, potrebbe infatti rilevare un complessivo 29,9% di Telecom, valorizzando addirittura i titoli 1,2 euro per azione. Che sarebbe poi il prezzo attuale di carico dei soci Telco (dopo una serie di svalutazioni), il doppio delle quotazioni attuali. Sarebbe un bel colpo per Franco Bernabè, che ha le mani legate sul fronte delle acquisizioni per via dell'alto debito di Telecom, ma di difficile attuazione per via della mancanza di un governo in grado di decidere. Su Telecom pesa infatti la golden share in mano al Tesoro che può bloccare qualsiasi trattativa. Inoltre ci sono dei vincoli Antitrust dato che Tim e «3» avrebbero circa il 45% del mercato.
Nel dibattito, ieri, con un'intervista al Sole 24 Ore è intervenuto ieri anche Marco Fossati che tramite Findim, controlla quasi il 5% di Telecom ed è il maggior socio fuori da Telco. Fossati ha espresso tesi, che, secondo indiscrezioni, sarebbero condivise anche dagli altri soci. Secondo il numero uno di Findim infatti «l'ipotesi 3 Italia ha solo una valenza tattica e multipli irrealistici». Fossati ha sollecitato, in una precedente occasione, una riflessione su un rinnovamento del management e della governance. La soluzione, secondo Fossati, potrebbe essere l' ingresso della Cdp in Telecom, invece di rilevare una quota della rete. Del resto anche i soci Telco (Intesa, Mediobanca, Generali e Telefonica) che ieri si sono riuniti prima del cda, non credono all'integrazione. Inoltre, sarebbero molto irritati per l'autonomia dimostrata da Bernabè: dalla vendita de La7 a Cairo alla trattativa con Sawiris.
Insomma il presidente ultimamente ha effettuato continui cambi di strategia mentre il mandato conferito dai soci nello scorso cda era semplicemente quello di proseguire per verificare la fattibilità dello scorporo della rete.
Certo trovare un nuovo candidato per la poltrona di presidente, ricca ma scomoda, non è facile ma questo potrebbe essere l'ultimo mandato per Bernabè in Telecom. E fino a quando non si troverà un successore (come accaduto con la staffetta Perissinotto-Greco in Generali), gli attriti sono destinati ad aumentare.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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