L'America di Donald Trump apre un nuovo fronte di scontro commerciale con l'Europa, annunciando l'intenzione di introdurre dazi per 11 miliardi di dollari su prodotti comunitari. Nel mirino c'è un po' di tutto: dagli elicotteri a uso civile al pesce; dal burro ai formaggi incluso il pecorino; dall'olio di oliva alla marmellate, fino ai vini e ai liquori. Una rappresaglia ad ampio spettro che rischia di costar cara anche all'Italia, nonostante i veri obiettivi siano Francia e Germania, colpevoli di avere legami d'affari sempre più stretti con la Cina.
Per scatenare il casus belli, Washington ha infatti usato la diatriba decennale tra Boeing e Airbus. Il consorzio capitanato dai francesi di Aérospatiale e dai tedeschi di Deutsche Airbus è accusato di danneggiare il gruppo Usa attraverso i sussidi erogati da Bruxelles. Da qui la decisione di imporre tariffe punitive, assolutamente legittime secondo il tycoon: «La Ue - ha twittato il presidente Usa - si è approfittata degli Stati Uniti in ambito commerciale per molti anni. Smetterà presto! L'Organizzazione mondiale del commercio ha trovato che i sussidi dell'Unione europea ad Airbus hanno avuto un impatto negativo sugli Usa». L'inquilino della Casa Bianca omette però di ricordare un particolare: recentemente, la Wto ha rilevato come anche Boeing goda di generose sovvenzioni statali sotto forma di commesse ottenute, per esempio, dalla Nasa.
Ma ciò che colpisce nel nuovo capitolo della trade war è il timing scelto dall'amministrazione Trump. I recenti disastri aerei che hanno visto protagonista per due volte, e in soli cinque mesi, il jet 737 Max di Boeing in Indonesia ed Etiopia, hanno non solo azzoppato le quotazioni del colosso a stelle e strisce a Wall Street, ma ne hanno prosciugato il portafoglio ordini. La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata probabilmente la decisione presa lunedì scorso da China Aircraft Leasing Group Holding di sospendere l'acquisto di 100 esemplari. Una cancellazione, oltretutto, giunta solo a qualche giorno di distanza dall'accordo sottoscritto dal presidente francese, Emmanuel Macron, con il suo omologo cinese Xi Jinping, per l'acquisto da parte di Pechino di 300 Airbus. Valore della commessa, 30 miliardi. Parigi sembra insomma nel mirino, al pari di Berlino che, oltre a essere socio di peso di Airbus, è già anche il capolinea terrestre, grazie al terminale ferroviario di Duisberg, della Nuova Via della Seta. Trump ha nei mesi scorsi già puntato più volte l'indice contro la Germania per lo scarso apporto finanziario alla Nato, per il dumping commerciale esercitato attraverso l'euro, arrivando a minacciare l'imposizione di dazi sull'auto europea. Ben sapendo, così, di colpire soprattutto i produttori tedeschi.
L'annuncio di Washington ha provocato l'immediata reazione da parte di Bruxelles. La Commissione Ue, ha spiegato un portavoce, ha subito avviato «i preparativi» per misure analoghe di rappresaglia. I dazi per 11 miliardi rischiano infatti di far male non solo a Francia e Germania, ma anche all'Italia. Anche se saranno adottate solo dopo il via libera del Wto atteso in estate, le tariffe punitive sugli elicotteri hanno subito penalizzato in Borsa Leonardo (-2,14%), malgrado il gruppo sia fornitore di Boeing.
L'allarme è inoltre già scattato nell'agroalimentare, un settore che vende prodotti negli Stati Uniti per un valore complessivo pari a 4,2 miliardi, ovvero circa il 10% del totale dell'export. Quello americano è il primo mercato di sbocco al di fuori dell'Europa, e vini, olio d'oliva e formaggi, insieme alla pasta, incidono per oltre il 60% sulle esportazioni totali in valore.
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