Unicredit, martedì il cda per la svolta

Consiglieri in pre-allerta, si lavora al percorso per un ricambio al vertice. Il nodo cessioni

Massimo Restelli

Fine settimana di contatti tra i grandi azionisti di Unicredit, in vista del cda che martedì sarà chiamato a un'ampia «verifica» sulla governance dell'istituto. Ieri mancava la convocazione ufficiale, ma gli amministratori sono in «pre-allerta» per una riunione in sede straordinaria che potrebbe iniziare alle ore 16.

L'analisi partirebbe proprio dalle posizioni del capo azienda Federico Ghizzoni e del presidente Giuseppe Vita, i cui mandati scadono, come l'intero board, con l'assemblea di bilancio di aprile 2018. Potrebbe quindi entrare nel vivo il percorso, chiesto da alcuni soci della banca, per giungere a un ricambio al vertice. Non trovano tuttavia conferma le voci secondo cui Ghizzoni si presenterebbe da subito dimissionario, al contrario sembra che il banchiere manterebbe comunque le deleghe, facendo da traghettatore: domani sarà a Madrid a inaugurare la nuova sede dell'istituto.

Insomma martedì il board approverebbe il metodo da seguire per il cambio al vertice. Unicredit - si sottolinea - deve «procedere sui binari di regole di governance ben precise». Per questo il cda, che tornerà a riunirsi il 9 giugno in sessione ordinaria, potrebbe formalizzare l'incarico ad alcuni cacciatori di teste: in gara Egon Zhender, Spencer Stuart, Russel Reynolds o Korn Ferry. In una fase successiva sarebbe quindi ufficializzato il piano di rilancio di Unicredit, probabilmente accompagnato da ricambi nelle linee operative del gruppo su indicazione dello stesso nuovo numero uno: circolano nomi come quello di Marco Morelli (Bofa-Merrill Lynch), Flavio Valeri (Deutsche Bank Italia), Jean Pierre Mustier (ex Unicredit-Cib) e Carlo Cimbri (Unipol). Allo stesso modo non sarebbe escluso un passo indietro di Vita, con la contestuale ascesa alla presidenza di Lucrezia Reichlin, del vicepresidente Luca Cordero di Montezemolo o dello stesso Ghizzoni. Alcuni soci non avrebbero gradito le modalità con cui Vita avrebbe gestitola ricerca del cacciatore di teste. Quanto al toto-cessioni, invocate da alcuni soci (come le Fondazioni) per sventare il rischio di un aumento di capitale diluitivo, perdono tuttavia quota le ipotesi che scommettono sulla vendita del 15-20% di Fineco e della polacca Bank Pekao, determinanti dal punto di vista operativo e quindi per i ricavi del gruppo.

La cura dimagrante potrebbe comunque includere uno scorporo delle attività nei pagamenti, che potrebbe fruttare 500 milioni. Venerdì in Piazza Affari, Unicredit ha recuperato il 7,6 per cento, riagguantando la soglia psicologica dei 3 euro.

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