Piazza Affari scommette su una dote d'oro per Monte Paschi tanto da convincere anche gli azionisti più riottosi di Unicredit a dare l'assenso al matrimonio voluto dal Tesoro (primo azionista di Rocca Salimbeni al 64 percento).
Unicredit chiude così la prima settimana del 2021 in rialzo dell'1,8% in Borsa a 8,18 euro (+6,2% in cinque sedute), mentre Rocca Salimbeni sale dello 0,8% a 1,14 euro (+8,7% in cinque sedute). I Cinquestelle, tuttavia, contestano che l'istituto toscano «venga indirizzato verso un'unica controparte bancaria inequivocabilmente associata a Pier Carlo Padoan presidente designato di Unicredit», artefice nel 2016, quale ministro del Tesoro del salvataggio del Monte. La nota prosegue sottolineando che il Movimento si oppone «ad ogni regalo bancario» e ventilando «il rischio di un clamoroso conflitto di interessi che va scongiurato in tutti i modi».
Nonostante la levata di scudi dei soci di Unicredit contro le nozze con Mps, il puzzle si sta componendo in questa direzione. Tra soci freddi rispetto all'operazione vi sarebbero anche Leonardo Del Vecchio (azionista all'1,9%) e le storiche Fondazioni.
Ma tutto ha un prezzo. E una dote fino a dieci miliardi potrebbe rendere attraenti le campane nuziali a tutti coloro che, da Piazza Gae Aulenti, chiedono che l'operazione avvenga solo se accrescitiva del valore per il gruppo. Ecco, quindi, che a Roma si starebbe lavorando oltre che sulla scissione delle cause legali pendenti su Mps, sulla necessaria ulteriore iniezione di capitale da 2-2,5 miliardi nella banca toscana e sulla una dote fiscale di 2,5 miliardi, anche a una colossale cessione di crediti incagliati di Unicredit. Il Messaggero parla di un accordo per la cessione ad Amco (società controllata dal Mef) di 20 miliardi di crediti deteriorati valutati al 30% del loro valore nominale (livello ritenuto dagli esperti fuori mercato) così da liberare capitale e ridurre all'1% l'Npe Ratio (il rapporto dei crediti incagliati sul totale) del polo Unicredit e Mps.
La partita è delicata, ancora di più considerando che si gioca a pochi mesi dal rinnovo del cda in agenda con l'assemblea del 15 aprile e con un ad, Jean Pierre Mustier, in uscita.
In questo scenario potrebbero non mancare sorprese soprattutto se i grandi soci non dovessero trovare altro spazio per aver voce nella gestione del gruppo che presentare una propria lista alternativa a quella del cda uscente. La governance sarà tra i temi del cda ordinario del 13 gennaio, anche se difficilmente si arriverà un nome per la poltrona di amministratore delegato prima di febbraio.
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