Embrioni e coppie gay, vescovi contro il governo

Andrea Tornielli

da Roma

La Conferenza episcopale italiana ribadisce la sua «ferma deplorazione» per la decisione del ministro Mussi in merito alla ricerca sulle cellule staminali embrionali e alcuni passaggi della prolusione pronunciata ieri dal cardinale Camillo Ruini al Consiglio permanente della Cei rendono evidente l’esistenza di tensioni tra la Chiesa italiana e l’attuale maggioranza di governo. Nella suo discorso, Ruini ha affermato: «Non possiamo non ribadire la più ferma deplorazione per la decisione del Consiglio dei ministri dell’Unione Europea di prevedere finanziamenti comunitari che agevoleranno le ricerche sulle linee cellulari staminali di origine embrionale, la cui produzione comporta la soppressione di embrioni umani. Tale decisione è moralmente inaccettabile».
«Analoga valutazione» negativa, ha continuato il presidente dei vescovi italiani «va data pertanto delle iniziative e delle scelte da parte italiana che hanno reso possibile quella decisione, a cominciare dall’iniziativa del ministro dell’Università e della ricerca di ritirare il sostegno dell’Italia alla “dichiarazione etica” che impediva un simile sviluppo, iniziativa poi di fatto avallata dal governo e non chiaramente sconfessata dal voto del Parlamento». «Auspichiamo ancora fortemente – ha detto il cardinale a nome dei vescovi italiani – che quella decisione possa essere rivista in sede europea». Ma Ruini si è detto anche allarmato per la possibilità che su questi temi vengano fatte valere più le logiche di schieramento che la fedeltà ad alcuni valori fondamentali. Parole particolarmente indirizzate ai politici cattolici che militano nelle file dell’Unione. «In una prospettiva più ampia – ha detto il presidente della Cei – desta grande preoccupazione la possibilità che logiche e solidarietà di tipo partitico prevalgano, anche tra i cattolici e tra quanti condividono una corretta concezione antropologica, sull’adesione concreta a quei “principi non negoziabili” che devono orientare le decisioni, anche e particolarmente di chi ha responsabilità politiche».
Il cardinale ha quindi ribadito la posizione della Chiesa ai Pacs: «Nel prossimo futuro sarà molto importante che si affermi un atteggiamento diverso, specialmente su un tema di grande spessore etico e sociale, come la tutela e la promozione della famiglia fondata sul matrimonio, respingendo senza ambiguità le ipotesi e proposte di riconoscimento giuridico pubblico delle unioni di fatto. Proponiamo ben più che un atteggiamento negativo, un grande sì alla vita dell’uomo e della donna, alla loro felicità e al bene delle generazioni che formeranno l’Italia di domani». «Analoga attenzione», ha precisato Ruini «va data al problema delle “dichiarazioni anticipate di trattamento”, dove il giusto rifiuto dell’accanimento terapeutico non deve essere portato fino al punto di legittimare forme più o meno mascherate di eutanasia».
Il presidente dei vescovi ha quindi denunciato «l’aggravarsi della deriva etica» e «l’accentuarsi e a volte il radicalizzarsi di posizioni laiciste» nel nostro Paese, mettendo in guardia dal pericolo che la «deriva etica» e il «soggettivismo» esercitano sulle nuove generazioni.
Ruini ha poi parlato dell’emergenza immigrazione e delle iniziative del governo per regolarizzare un nuovo cospicuo numero di immigrati extracomunitari e dimezzare gli anni di attesa per la concessione della cittadinanza. E ha ricordato che se da una parte ci si deve ispirare «al fondamentale principio che i diritti umani vanno riconosciuti a ogni persona, senza eccezioni possibili», ha anche aggiunto che dall’altra c’è «la necessità imprescindibile di realizzare una vera integrazione, con le regole e i processi di sviluppo che essa richiede, evitando la prospettiva, ingannevole e gravida di rischi, di un multiculturalismo che fa crescere comunità separate e chiuse in se stesse».


Infine, il presidente della Cei ha voluto tributare un suo «personale ricordo» a Oriana Fallaci, «donna che è stata al centro di accese controversie ma che ha dato una grande testimonianza di coraggio, di forza morale, di ingegno e di qualità letterarie, finalmente di amore per l’Italia. Il Signore la accolga nelle braccia del suo amore sovrabbondante».

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