Spuntano degli audio inediti relativi al misterioso cold case di Emanuela Orlandi, l'allora 15enne cittadina vaticana scomparsa in piazza Sant'Apollinare a Roma, all'uscita dalla scuola di scuola di musica, il pomeriggio del 22 giugno 1983. Si tratta delle telefonate di Pierluigi e Mario, i due telefonisti che chiamarono per primi a casa Orlandi nei giorni successivi alla sparizione della giovane. Le registrazioni sono state pubblicate in esclusiva da Fatto Quotidiano Magazine per concessione di Pietro Orlandi.
La chiamata di Pierluigi: "Emanuela è con Barbara"
La prima chiamata alla famiglia Olandi è di Pierluigi e risale al 26 giugno del 1983. Costui, nella terza chiamata a casa Orlandi, alle 8 di sera dello stesso giorno, dice di avere 16 anni e di trovarsi con i suoi genitori nel ristorante di una imprecisata località balneare. Inoltre racconta che Emanuela sarebbe stata in compagnia di una tale Barbara, la quale le avrebbe chiesto "di suonare il flauto al matrimonio di sua sorella". In sottofondo si sentono rumori di piatti, posate e stoviglie varie. All'altro capo della cornetta c'è lo zio della 15enne, Mario Meneguzzi, che propone all'interlocutore un incontro in Vaticano. Sorpreso dalla proposta, il telefonista ha qualche attimo di esitazione: "In Vaticano? Ma lei è un prete?", domanda. Occorre precisare che né il lessico né il tono della voce di Pierluigi sembrano compatibili con quelli di un sedicenne.
La telefonata di Mario
Cinque giorni dopo la scomparsa di Emanuela, la famiglia Orlandi comincia a registrare le chiamate che arrivano a casa. Alle ore 19 del 27 giugno, telefona un tale Mario che dichiara di avere 35 anni. Costui ci tiene a precisare che il suo amico, un rappresentate dell'Avon, non c'entra nulla con il rapimento della ragazza. Il telefonista rivela poi che assieme al suo conoscente, altre due ragazze lavorano per la nota azienda di cosmetici, una delle quali si chiamerebbe Barbara (qui il racconto trova parziale riscontro con le dichiarazioni di Pierluigi). A suo dire, la giovane mancherebbe da casa "da un po' di tempo", ma avrebbe dovuto far ritorno a Roma in occasione del matrimonio di una parente (apparentemente lo stesso evento a cui aveva fatto riferimento Pierluigi nella terza telefonata del 26 giugno). Sebbene le versioni dei due telefonisti coincidano in alcuni passaggi, sono state smentite dalle successive indagini.
Sta di fatto che potrebbero rappresentare il primo, grande depistaggio sulla intricata vicenda di Emanuela. Ma un depistaggio architettato da chi? E soprattutto, per coprire cosa? Domande che, ancora oggi, non hanno una risposta.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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