Eolico, una rinnovabile per un mix elettrico pulito

È possibile raddoppiare la produzione di energia da fonti non inquinanti nel prossimo decennio

Riccardo Cervelli

Un aumento significativo della produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili è alla portata di mano del nostro Paese e contribuirebbe a ridurre l'importazione di materie prime inquinanti dall'estero e al raggiungimento degli obiettivi di riduzione dell'anidride carbonica). E il tutto senza mettere a rischio la disponibilità di un tipo energia sempre più richiesta in una società in cui cresce l'utilizzo di tecnologie che se ne servono: da quelle informatiche a quelle elettromedicali, dalle impianti industriali ai sistemi riscaldamento/raffrescamento, fino alla mobilità elettrica.

Secondo l'Anev, l'Associazione Nazionale Energia del Vento (costituita nel luglio 2002 e che vede riuniti oltre 5.000 soggetti rappresentanti il comparto eolico nazionale in Italia e all'estero, tra cui produttori e operatori di energia elettrica e di tecnologia, impiantisti, progettisti, studi ingegneristici e ambientali, trader elettrici e sviluppatori), per il settore elettrico è «imprescindibile un approccio che punti alla possibilità, a partire già da oggi, di raddoppiare nel prossimo decennio la produzione nazionale di energia da fonti rinnovabili».

Sempre secondo questa organizzazione, che è membro di Confindustria Energia e siede nel board di corrispondenti associazioni europee e mondiali quali il Wwea-Gwec-Windeurope, «si rende indispensabile fin d'ora spingere fortemente verso una sempre maggiore penetrazione del vettore elettrico nei consumi, sia nel settore civile sia in quello della mobilità, in modo da ridurre le emissioni complessive e in particolare quelle nelle aree abitate». E aggiunge: «Le centrali a combustibili fossili, dovranno fungere da riserva e da backup per le fonti pulite non programmabili, fin quando la diffusione massiccia di sistemi di accumulo e l'integrazione completa delle Fer (Fonti di energia rinnovabile, ndr) con la mobilità elettrica, trasformeranno la domanda da passiva in attiva, rendendo marginali anche tali servizi».

Nella seconda metà di aprile, l'Anev ha presentato uno studio intitolato «Il contributo dell'eolico italiano per il raggiungimento degli obiettivi al 2030», che mette in luce il potenziale eolico nazionale on-shore e off-shore. La ricerca, presentata dal segretario scientifico dell'Anev, Luca Di Carlo, evidenzia il dato relativo al potenziale eolico nazionale, in funzione degli obiettivi europei in materia di energia e clima al 2030, con lo scopo di fornire uno strumento utile alla definizione di un piano energetico nazionale. Lo studio ha permesso di calcolare il potenziale pari a 17.150 MW eolici di cui 950 off-shore e 400 minieolici, per un produzione pari a 36,46 TWh, pari a 606 kWh pro-capite, raggiungibili al 2030. Arrivare a tale obiettivo consentirebbe di risparmiare quasi 50 milioni di barili di petrolio, di evitare la produzione di 9mila tonnellate di polveri e di circa 25 milioni di tonnellate di anidride carbonica, oltre a 75mila tonnellate di ossidi di azoto e loro miscele (NOX) e 55mila tonnellate di anidride solforosa.

«L'energia eolica - sottolineano dall'associazione - non consuma materie prime, non comporta trivellazione, estrazione, raffinazione o costruzione di oleodotti, non emette CO2 o altri gas a effetto serra e non comporta variabilità dei prezzi dell'energia.

Inoltre, è innovazione tecnologica, ha potenziale energetico significativo, non produce rifiuti radioattivi, non consuma combustibili, ha impatto minimo sulla fauna avicola, riduce la dipendenza energetica e l'importazione di materie prime, porta benefici alla bilancia commerciale. Il vento - concludono - è energia tecnologica, disponibile, naturale e pulita».

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