Gli eroi di Larsson? Figli di Pippi Calzelunghe

La protagonista femminile della trilogia non è altro che la versione adulta della ragazzina terribile inventata da Astrid Lindgren. E l’eroe maschile è "copiato" da un baby detective apparso in un altro libro della scrittrice

Gli eroi di Larsson? Figli di Pippi Calzelunghe

Molti studiosi si sono chiesti da dove nasca la grande fortuna della celeberrima Millennium Trilogy dello scrittore svedese Stieg Larsson. Qual è il segreto racchiuso in romanzi come Uomini che odiano le donne, La ragazza che giocava con il fuoco e La regina dei castelli di carta (Marsilio) che li ha resi così accessibili a un’ampia cerchia di lettori?
La recente pubblicazione da parte di Feltrinelli di due romanzi per bambini di Astrid Lindgren sembra far luce sulle originarie ispirazioni che hanno fornito a Stieg Larsson un laboratorio di scrittura perfetto per modellare i suoi personaggi. Infatti, i volumi Kalle Blomkvist, il Grande Detective e Sos per Kalle Blomkvist ci propongono un protagonista che ha proprio il soprannome dell’intrepido giornalista investigatore della Millennium Trilogy. Un nomignolo che il Mikael «Kalle» Blomkvist creato da Larsson trova insopportabile e che negli anni Settanta gli è stato affibbiato per avere incastrato la famigerata Banda degli Orsi. I due Kalle hanno la stessa cocciuta ostinazione per cacciarsi nei guai e l’infanzia del piccolo protagonista dei romanzi di Astrid Lindgren ha vari punti di contatto con quella dell’eroe di Stieg Larsson. Nell’unica intervista concessa dallo scrittore svedese, prima della sua prematura scomparsa, egli dichiarava esplicitamente, nell’ottobre 2004, sulle pagine di Svensk Bokhandel: «Ho iniziato a scrivere la mia saga nel 2001. All’inizio lo facevo per divertimento. Era una vecchia idea degli anni Novanta. Io e Kenneth A. dell’agenzia di stampa Tidningamas Telegrambyra non avevamo molto da fare così abbiamo iniziato a scrivere un testo sui protagonisti di una celeberrima serie per bambini degli anni Cinquanta. Era divertente e ci siamo detti che avremmo dovuto scrivere di quegli stessi personaggi di Astrid Lindgren, immaginandoli all’età di quarantacinque anni e mentre stavano affrontando il loro ultimo mistero».
Leggendo Kalle Blomkvist, il Grande Detective e Sos per Kalle Blomkvist di Astrid Lindgren (che assieme a Kalle Blomkvist e i gangsters costituiscono una speciale trilogia gialla) scopriamo così che Kalle Blomkvist è un intrepido ragazzino che intende diventare un grande detective sulla scia di modelli come Sherlock Holmes, Hercule Poirot e Lord Peter Wimsey di cui conosce a memoria le avventure e i metodi investigativi. Kalle rimpiange di vivere in Svezia piuttosto che aver avuto «la fortuna di nascere nei bassifondi di Londra o negli ambienti dei peggiori criminali di Chicago in cui gli omicidi sono all’ordine del giorno». Così, il piccolo Kalle Blomkvist non perde occasione per analizzare macchie di sangue, per decifrare impronte con la sua lente di ingrandimento, per cercare di risolvere gli strani omicidi del Caso Baxton o incastrare i responsabili di alcuni furti di gioielli. Viktor, il padre di Kalle, vorrebbe che il figlio si occupasse quasi esclusivamente della drogheria di famiglia e svolgesse per lui piccoli lavoretti ma il «Grande Detective» (come ama soprannominarsi) riesce sempre a sfuggire alla routine quotidiana gettandosi in imprese avventurose assieme ai suoi inseparabili amichetti Anders ed Eva Lotta, che condividono con lui il fiuto per le indagini e la passione per l’avventura. Tre ragazzini alla ricerca di misteri che da tempo sono abituati alle lotte fra piccole bande di strada.

Le storie redatte dalla Lindgren sono ricche di colpi di scena e le tecniche di indagine raccontate sono tutt’altro che improvvisate, anche perché la popolare scrittrice per l’infanzia era stata per un certo periodo stenografa del criminologo Harry Söderman dal quale aveva praticamente imparato tutto l’Abc dei poliziotti reali. E se può essere divertente scoprire quale avrebbe potuto essere stata l’infanzia alternativa dell’intrepido redattore della rivista Millennium, gli appassionati di Stieg Larsson dovrebbero soprattutto rileggere con attenzione anche un altro testo sempre della Lindgren: ovvero Pippi Calzelunghe (Salani). È infatti la pestifera bambina protagonista di quel romanzo ad avere acceso la miccia sul personaggio centrale di tutta la saga dello scrittore svedese di thriller: «Ho cominciato a pensare a Pippi Calzelunghe - confessa sempre Larsson nell’unica intervista da lui rilasciata -. Come sarebbe stata oggi? Come sarebbe stata da adulta? Come l’avrebbero definita? Sociopatica? Donna-bambina? Pippi ha un’altra visione della società. La trasformai in Lisbeth Salander, venticinque anni, una ragazza completamente al di fuori della società. Non conosce nessuno, non ha alcuna capacità di socializzare».

Così come Pippi Calzelunghe ha imparato a vivere da sola a Villa Villacolle così anche Lisbeth Salander ha saputo sopravvivere a qualsiasi violenza e ha imparato a reagire agli «uomini che odiano le donne». La prima racconta che suo padre è diventato un pirata, la seconda ha letteralmente dato fuoco al suo che è un principe dei malavitosi. Pippi non ha avuto bisogno di educatori, Lisbeth (considerata una ragazzina traumatizzata) è stata affidata a un sadico precettore che la violenterà prima di essere a sua volta torturato dalla Salander. Entrambe inoltre hanno un look eccentrico e vistoso e l’attitudine naturale ad essere rivoluzionarie, tutte e due sono braccate dalla polizia. I migliori amici di Pippi Calzelunghe si chiamano Tommy e Annika e vivono entrambi in una regione che si chiama curiosamente Salanderland. La serie di citazioni e legami fra le due eroine possiamo assicurarvi che ha davvero dell’incredibile. Sfogliando un acuto saggio come Guida alla trilogia Millennium di Guillaume Lebeau (Vallecchi) si scopre persino che: Lisbeth Salander sulla porta dell’appartamento in cui vive ha apposto il falso nome V.

Kulla (che in svedese si legge come Villa Colle); la password che protegge il palmare della giovane hacker ne La regina dei castelli di carta è 74774, numeri che digitati su un cellulare corrispondono alla parola Pippi. È molto probabile che se Larsson avesse proseguito la sua saga, forse avrebbe fatto allegramente sollevare alla sua Lisbeth un cavallo oppure l’avrebbe costretta a sfoggiare delle coloratissime trecce color carota.

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