Lo scontro infuria e gli 007 della Cia trattengono il fiato. A Mosca tira brutta aria e tutti s'aspettano la caduta di qualche altro collega. Quel che ancora non si capisce è in nome di cosa si combatta. E per volere di chi. La guerra di spie divampata lunedì con l'arresto di Ryan Fogle, l'agente Cia inviato a Mosca in qualità di terzo segretario dell'ambasciata americana, è culminata con la rivelazione del nome di Stephen Holmes, un diplomatico del servizio consolare statunitense indicato dall'Fsb come il vero capo cellula di Langley in Russia. Bruciare il responsabile di una sezione nemica è una rappresaglia pesante. Lo sgarbo, alla luce delle regole non scritte della guerra d'intelligence, indica la volontà di mettere l'avversario con le spalle al muro, costringerlo a reagire e ad innalzare il livello dello scontro.
Ma ancor più interessante dello scontro è lo scenario in cui si svolge. Mentre l'Fsb colpisce con una determinazione degna del vecchio Kgb, anche i comandi militari sembrano rispolverare le divise della guerra fredda. Non paghi di far incrociare una dozzina di navi militari davanti alle coste siriane, fanno intendere di voler fornire a Bashar Assad 72 missili antinave Yakhonts, un'arma da difesa costiera dotata d'una testata da 300 chili, capace di volare a due volte e mezzo la velocità del suono e colpire fino a 300 chilometri. Il tutto mentre fonti di Gerusalemme descrivono come un fallimento il recente faccia a faccia di Soci tra il premier israeliano Bibì Netanyahu e Vladimir Putin. Durante l'incontro Netanyahu non sarebbe riuscito a convincere Putin a rinunciare alla forniture di missili anti aerei S300 destinati a Damasco. La guerra di spie in corso a Mosca sembra dunque andar di pari passo con un innalzamento della tensione su quella sottile «linea rossa siriana» capace di riportare indietro di 30 anni i rapporti tra Stati Uniti e Russia.
L'escalation pare però in contrasto con il clima apparentemente disteso avvertito lo scorso 7 maggio dopo la visita a Mosca del segretario di Stato John Kerry. La visita, segnata da un incontro con Putin, si era conclusa con una conferenza stampa nella quale il ministro degli Esteri russo Sergey Lavrov e Kerry annunciavano la decisione di convocare una conferenza di pace per trovare una soluzione negoziata al conflitto siriano. Dunque per capire la nuova guerra di spie bisogna forse spostarsi su un binario parallelo. Un binario su cui i capi dell'Fsb possono anche trascurare le direttive di Putin e Lavrov. Quel binario porta da una parte al Caucaso e ai terroristi islamici trincerati in Cecenia e Daghestan e dall'altra all'appartamento di Boston dove vivevano Dzhokhar e Tamerlan Tsarnaev, i fratelli responsabili dell'attentato alla maratona di Boston. Il viaggio di Tamerlan nel Daghestan nel 2012 sarebbe stato segnalato agli americani da un agente del Fsb responsabile del Caucaso. Per tutto ringraziamento l'agente avrebbe ricevuto da Ryan Fogle la proposta di trasformarsi in un doppiogiochista e collaborare con la Cia. La spregiudicatezza di quell'avance, formulata nell'ambito di un rapporto di collaborazione avviato dai russi, sembra aver innescato la rabbia dei vertici dell'Fsb.
Anche perché l'entrata a gamba tesa di Fogle segue l'analogo passo falso commesso nell'autunno 2011 dal suo predecessore Benjamin Dillon, un altro agente Cia arrivato a Mosca con la copertura da terzo segretario e pizzicato, pure lui, a tentar d'arruolare un omologo russo. Proprio quel reiterato affronto avrebbe spinto l'Fsb a far piazza pulita della sezione moscovita della Cia.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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