Gli Stati Uniti ricordano con commozione l'assassinio di John Fitzgerald Kennedy, avvenuta cinquanta anni fa a Dallas. Obama ha ordinato l'esposizione delle bandiere a mezz’asta in tutto il Paese per rendere omaggio al presidente che ha "spinto un’intera generazione a servire e portato la nazione alla grandezza". È stata lunga la vigilia dell'anniversario: settimane costellate di articoli, documentari, film, dibattiti, interviste e reportage, a testimonianza di quanto ancora sia vivo in America e nel resto del mondo il mito di Jfk. Oggi a Dallas commemorazione a Dealey Plaza, il luogo esatto dove il 35° presidente Usa fu barbaramente ucciso. Novecento giornalisti da tutto il mondo per l'occasione.
Obama non ha preso parte alla commemorazione di Dallas ("The 50th: Honoring the Memory of President"), organizzata dal sindaco della città, il democratico Michael Rawlings, insieme a un comitato presieduto da Ruth Sharp Altshuler, amica di famiglia dei Kennedy che quel fatidico giorno aveva aspettato inutilmente il presidente in una sala dove avrebbe dovuto partecipare a un pranzo. È proprio a Dealey Plaza che il 22 novembre del 1963 Kennedy venne raggiunto dai proiettili sparati dal sesto piano del Texas School Book Depositary, oggi trasformato in un museo. La Dallas Symphony Orchestra e la U.S. Naval Academy Men’s Glee Club, cioè la banda della Marina con cui il giovane John aveva servito nel Pacifico durante la Seconda guerra mondiale, ha suonato una serie di pezzi collegati all’omicidio: da "Murder of a Great Chief o State" composta poche settimane dopo l’uccisione di Kennedy da Darius Milhaud a "The World is Very Different Now", commissionata per il cinquantenario a Conrad Tao. Lo scrittore e storico David McCullough ha letto alcuni brani dei più famosi discorsi di Kennedy. E le campane della città texana hanno suonato a morto invitando la popolazione a rispettare un minuto di silenzio alle 12.30, l’ora in cui gli spari mortali raggiunsero il presidente. Presenti anche alcuni testimoni oculari dell’assassinio: tra loro l’ex fotografo del Dallas Times Herald che pubblicò l’immagine di Jack Ruby mentre sparava a Oswald, due giorni dopo che questi era stato arretato per l'assassinio del presidente; il chirurgo dell’ospedale Parkland, tra i primi a visitare Kennedy, e il vice sceriffo che ritrovò il fucile usato da Oswald nel deposito di libri.
"Mezzo secolo fa, l’America ha pianto per la perdita di uno straordinario servitore pubblico - ha detto il presidente Barack Obama proclamando il Giorno del ricordo per il presidente John F. Kennedy -. Con un’ampia visione e un altissimo ma sobrio idealismo, il presidente John F. Kennedy ha chiamato una generazione al servizio e convocato una Nazione alla grandezza. Oggi, onoriamo la sua memoria e celebriamo la sua durevole impronta sulla storia americana. Nei suoi tre anni alla presidenza degli Stati Uniti John F. Kennedy ha affrontato e superato alcune delle prove più pericolose della Guerra fredda e ha guidato l’America alla soglia di una nuova lucente era. La sua leadership durante la crisi dei missili di Cuba rimane lo standard della migliore diplomazia Americana in una Berlino divisa ha pronunciato un discorso con un’entusiasmante difesa della libertà che è risuonato nel corso degli anni, inoltre sapeva che dovevamo migliorare sui diritti umani anche qui a casa. Durante il suo ultimo anno di presidenza ha proposto una legge sui diritti civili per mettere fine alla segregazione in America. E per riconoscere i diritti di base alla donne ha firmato l’Equal Pay Act. Anche se la vita del presidente Kennedy è stata breve, la sua visione continua a vivere nelle generazioni che ha ispirato - ha proseguito Obama -. Oggi e nei decenni a venire, permetteteci di portare avanti la sua eredità - ha aggiunto - permetteteci di affrontare le prove di oggi richiamando lo spirito che ha incarnato". Uno spirito - ha chiuso Obama - senza paura e forte".
Le emozioni della giornata del ricordo
Alle 12.30 locali Dallas si è fermata. È l’ora in cui 50 anni fa Lee Harwey Oswald (nella versione ufficiale fu lui il killer, anche se vi sono molte tesi contrarie) esplose il primo colpo che raggiunse il presidente mentre dalla sua Limousine decappottabile salutava la folla, insieme alla moglie Jacqueline seduta al suo fianco. A Dealey Plaza, teatro della tragedia, si sono radunate migliaia di persone. Il silenzio è surreale, con le campane che in tutta la città suonano a morto. Dal palco, su cui campeggia un enorme ritratto di "Jack", uno storico cita alcuni estratti dei discorsi più famosi dell’ex presidente, mentre su un maxischermo scorrono le immagini della sua vita. Al Texas Theater, il cinema dove Lee Harvey Oswald fu arrestato, proiettano "War is hell" (La guerra è un inferno), la stessa pellicola in programma quel 22 novembre di 50 anni fa. Nel cielo sfrecciano i jet nella figura nota come "missing man formation", con uno dei velivoli che si distacca dagli altri a simboleggiare la scomparsa di una persona cara. La giornata è grigia ed è un giorno triste. Ad Arlington (Virginia), a migliaia di chilometri di distanza, fin dal primo mattino un flusso continuo di persone ha reso omaggio alla tomba di Jfk. Lì è stato anche Obama, martedì, con la moglie Michelle, l’ex presidente Bill Clinton e l’ex segretario di Stato, Hillary Clinton. Non c’e angolo degli Stati Uniti dove Jfk non sia stato ricordato. Alla John F. Kennedy Presidential Library and Museum di Boston - sua città natale - si è tenuto un concerto. Alla cattedrale di San Matteo a Washington una messa solenne. Molte persone visitano anche la tomba di Oswald, forse solo per curiosità e per vedere, come dice qualcuno, "un angolo di storia". Una sepoltura difficile da individuare. Sulla piccola lapide di pietra, in fondo al prato dello "Shannon Rose Hill Funeral Chapel and Cemetery" di Fort Worth, in Texas, è indicato solo il cognome, Oswald, senza alcuna data.
JFK, il presidente più popolare del dopoguerra
Un sondaggio della Cnn conferma che Jfk - nonostante il dibattito sulla sua eredità politica sia ancora aperto - è ancora oggi il presidente più popolare del dopoguerra, con il 90% degli americani che approva il suo operato. Il secondo "Commander in Chief" più popolare resta Ronald Reagan, con un gradimento del 78%.
"Forse il vero tributo dell’eredità di Jfk - commentano i sondaggisti - sta proprio in quel 90%, in un momento in cui è praticamente impossibile trovare nove americani su dieci d’accordo su qualsiasi argomento".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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