L'Egitto si avvicina a grandi passi al giorno designato per il referendum che deciderà sul nuovo testo costituzionale del Paese. La data originaria, il 15 dicembre, non è stata toccata, nonostante le problematiche sorte per l'opposizione dei giudici.
Se nove su dieci hanno scelto di boicottare il voto sulla Costituzione, dimostrando così la loro contrarietà a un testa approvato da una maggioranza che ha in larga parte tagliato fuori il parere liberale, la risposta del governo di Morsi - deciso a non cedere - è stata semplicemente lo sdoppiamento dell'appuntamento con le urne.
Alla data del 15 dicembre è stato aggiunto anche il 22, per ovviare alla mancanza di giudici sufficienti a verificare lo svolgimento delle operazioni di voto. E a iniziare - già oggi - sono stati i cittadini egiziani residenti all'estero. I dati diffusi dai media locali parlano di 586mila persone chiamate alle urne, in 166 nazioni differenti.
Se a nulla è valsa l'astensione dei giudici, altrettanto inutile il tentativo del leader dell'opposizione, Mohamed ElBaradei, che ieri ha chiesto al presidente Morsi di ascoltare "almeno la metà del popolo egiziano". E dunque di riconsiderare l'opportunità di un voto su un testo che viene considerato dagli oppositori lontano dal garantire diritti alle donne e libertà fondamentali e che mantiene pure il richiamo ai principi della Sharia già contenuto nel testo precedente.
L'esercito, che da alcuni giorni ha gli stessi poteri della polizia -
che manterrà almeno fino al referendum - ha rimandato la riunione con i capi dell'opposizione prevista per oggi, che pure era stata accettata. Sulla pagina facebook spiega che le "reazioni non hanno soddisfatto le attese".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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