Per una unione tanto agognata che si avvicina c'è un'unione secolare che rischia di rompersi. I matrimoni gay potrebbero presto diventare realtà nel Regno Unito ma il divorzio della Chiesa anglicana con lo Stato potrebbe esserne la disastrosa conseguenza. Almeno così minacciano i vertici della Chiesa d'Inghilterra se le nozze gay saranno introdotte dal governo a maggioranza Tory entro il 2015, come annunciato qualche settimana fa dall'esecutivo di David Cameron durante il Queen's Speech.
Il clima si fa incandescente attorno all'annunciata riforma. La Chiesa d'Inghilterra approfitta dei tre mesi "consultivi" concessi dal governo per dare spazio alle opinioni di favorevoli e contrari alle nozze omosex e fa sentire la sua voce minacciando la rottura con lo Stato se la novità sarà introdotta.
Toni durissimi quelli dei vescovi anglicani, secondo cui l'introduzione dei matrimoni fra persone dello stesso sesso è "foriera di divisioni", "legalmente difettosa" ed "essenzialmente ideologica" e rappresenta la peggiore minaccia alla Chiesa d'Inghilterra nei suoi 500 anni di storia. Una minaccia talmente grave che gli alti prelati anglicani lasciano intravedere il rischio di una spaccatura senza precedenti in un Paese dove, dopo la scissione con la Chiesa cattolica ai tempi di Enrico VII, la Regina è anche formalmente a capo della Chiesa d'Inghilterra.
La questione riguarda la definizione di matrimonio, l'unione tra un uomo e una donna secondo la definizione attuale del diritto canonico che corrisponde a quella del diritto civile britannico. "Se verrà creata una tipologia di matrimonio che distinguerà tra la definizione e il senso del matrimonio inteso dalla Chiesa e quello inteso dallo Stato, questo avrà inevitabilmente degli effetti nel rapporto con la Chiesa anglicana", ha spiegato il vescovo di Leicester Tim Stevens. Quali? La Chiesa d'Inghilterra potrebbe smettere di celebrare i matrimoni per conto dello Stato. La paura dei vescovi britannici è che una volta introdotte le nozze omosex, i gay a cui sarà negato di sposarsi in Chiesa potrebbero fare ricorso - come hanno già annunciato - alla Corte europea dei diritti umani di Strasburgo per discriminazione. Un timore che il portavoce di Downing Street si è affrettato a placare: "Nessuna organizzazione religiosa sarà costretta a tenere delle cerimonie religiose e il clero anglicano non sarà obbligato a celebrare nozze gay in Chiesa". Eppure la precisazione rischia di non convincere i vertici della Chiesa anglicana, convinti che la riforma sarà l'inizio di una differenziazione, la prima della storia, tra matrimonio civile e matrimonio religioso.
"Un'esagerazione", secondo gli attivisti gay come Peter Tatchell, convinto che i religiosi anglicani stiano enfatizzando la questione per mettere paura al governo e all'opinione pubblica. "La proposta dell'esecutivo riguarda solo i matrimoni civili.
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