Obama ci riprova a sedurre i cattolici. Sono il 27 per cento dell'elettorato americano, e in passato hanno contribuito all'elezione di Kennedy, Nixon, si dice addirittura si siano spesi per Clinton e che abbiano preferito il battista Al Gore al metodista Bush, per poi tornare invece di nuovo su Bush quando questi sfidava Kerry. Nel 2008, invece, il 54 per cento dei fedeli di Roma ha votato per Barack Obama. Un numero notevole. Glieloharicordato, recentemente, anche la prestigiosa rivista progressista cattolica America, in mano ai gesuiti di New York: «Nel 2008 ti votarono - scrivono i gesuiti - attenzione cheoggipotrebbeandarediversamente ». Già perché la spaccatura con l'episcopato americano a motivo delle politiche pro aborto di Obama sono aperte. E le distanze notevoli. Ma non tutto è perduto.
Obama, come Romney, ha risposto a domande sulla sua fede religiosa poste dalla rivista della Washington National Cathedral e ha in parte sopreso gli stessi cattolici. Ha infatti detto cose interessanti. Anzitutto che la fede è fonte d'ispirazione nella sua vita politica, soprattutto quando deve pensare a quale modello di welfare state applicare. Già, il welfare state. Per la riforma sanitaria adottata da Obama le suore americane sono andate in visibilio. Non così i vescovi, che ancora a motivo dell'apertura che questa riforma fa sull'aborto hanno redarguito le suore e bacchettato Obama.
Ma sul Washington National Cathedral Obama dice tante cose. «Alla fine della giornata Dio mi domina» spiega, spiazzando i suoi interlocutori quando ricorda loro di non essere musulmano ma cristiano. Già, il punto è che tipo di cristiano? Nel 2010, in Vaticano, Papa Ratzinger gli regalò un opuscolo contenente delle direttive uscite dalla Congregazione della Dottrina della fede in materia di bioetica. Per i vescovi americani un buon cristiano deve seguirle. Obama l'ha fatto? Per molti no.
Dice ancora Obama che la fede per lui è «tendere», «cercare di essere come Cristo», lasciando sottinteso che non è facile e che lui non sempre ci riesce. E insieme spiega che «la fede gli dice che il suo destino è legato a quello di un bambino che non ha assistenza medica, a un genitore che ha perso il lavoro dopo che la sua fabbrica è sta chiusa, a una famiglia che sta oltrepassando verso il basso la soglia della povertà ». Una fede, dunque, che cerca prima l'amore verso gli ultimi che la fedeltà ai dogmi. Una fede che si potrebbe definire sociale da una parte e insieme intimistica. Dio la sera lo domina, dice, ma ciò non significa che egli ponga i suoi precetti prima di ogni altra cosa. Come, invece, lascia intendere voler fare Romney.
La fede di Obama è una fede più liquida, una fede che piace alle suore e per nulla invece alle gerarchie, Vaticano compreso. Una fede del dialogo con le altre fedi che rischia anche un certo annacquamento della propria identità.
Non a caso nel 2008 si scoprì che frequentava a Chicago la Chiesa del Reverendo Jeremiah Wright, autore di incendiari sermoni definiti anti-americani ai più, sermoni in sostanza poco identitari come è, appunto, la fede di Obama.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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