New York«Altri quattro anni di Obama e l'America farà la fine dell'Italia». Un riferimento esplicito e diretto di Romney e l'Italia entra in scena nella rovente campagna presidenziale americana.
In un discorso di politica estera che ha tenuto ieri in Virginia, il candidato repubblicano ha bacchettato prima il presidente Obama e poi criticato per la prima volta la grave situazione economica in cui versa l'Italia e anche la Spagna, a causa dell'alto debito pubblico (ma Romney ha dimenticato di aggiungere che la crisi mondiale è partita dalla sua Wall Street con i mutui sub-prime).
«Le politiche del presidente Obama ci ridurranno a una situazione di difficoltà come quella che in Europa vediamo in Paesi come l'Italia e la Spagna», ha detto ieri Romney in un comizio. Negli ultimi giorni il candidato repubblicano è in difficoltà nei sondaggi, così attacca sull'economia, che è il punto debole del presidente Obama. «Se siete un imprenditore e state pensando di avviare un'attività dovete chiedervi: è l'America sulla strada della Grecia? Se continuiamo a spendere mille miliardi di dollari (l'anno) in più di quanto entra, l'America di fatto si troverà su questa strada», ha aggiunto Romney secondo cui la «strada» sbagliata e pericolosa è quella intrapresa anche dall'Italia e dalla Spagna.
Romney può citare e criticare facilmente l'Italia, in quanto l'elettorato italoamericano oramai di seconda e terza generazione non è affatto omogeneo e coeso etnicamente e politicamente, come quello ispanico con milioni e milioni di immigrati messicani (quelli legali) che a stragrande maggioranza voterà per Obama. Non solo: la crisi finanziaria dell'Europa e in particolare le difficoltà di Grecia, Spagna e Italia sono citate continuamente in televisione: quindi per l'elettorato è un messaggio diretto e popolare.
Così, per la seconda volta in questa settimana, l'Italia è direttamente citata da Romney nei suoi attacchi a Obama. Negli Stati ancora indecisi, gli swing States come l'Ohio, Idaho, Virginia, Florida, Wisconsin e altri, va in onda da alcuni giorni un video del candidato repubblicano che attacca Obama, accusato di aver «regalato» alla Fiat la Chrysler a costo quasi zero. E, peggio, ora il gruppo italiano guidato da Marchionne avrebbe deciso di trasferire la produzione dei famosi fuoristrada Jeep in Cina. Una notizia questa subito ripresa dai maggiori network e radio nazionali. In realtà, in gioco c'è il voto decisivo di migliaia e migliaia di lavoratori della fabbrica Chrysler di Toledo, città dell'Ohio dove si producono i fuoristrada della Jeep. E la Chrysler ha subito chiarito che si tratta soltanto di ampliare la produzione destinata alla Cina. «E nessun bullone uscirà dagli Usa», si legge nel comunicato diffuso dalla Chrysler-Fiat.
Sull'Italia però Romney ha la memoria corta. Lo scorso agosto ci fu una minuziosa inchiesta pubblicata da Bloomberg su una vicenda dimenticata. La Bain Capital, la società finanziaria di cui Romney è stato fondatore e amministratore delegato dal 1984 al 2001, fu protagonista della privatizzazione di Seat Pagine Gialle. L'operazione fruttò nel 2001 circa 810 milioni di euro in profitti per Bain Capital, che forse non violò nessuna legge e che è di un genere simile ad altre fatte da grandi società.
I profitti di Bain Capital, che vendette il 16% delle sue azioni possedute a Telecom Italia, passarono attraverso una serie di società del Lussemburgo e rientrarono alla fine negli Stati Uniti, usufruendo di tassazioni molto favorevoli o del tutto assenti senza aver dovuto pagare un solo euro alle tasse italiane. Come hanno scritto i giornalisti di Bloomberg, un'operazione forse al limite della legalità, ma di dubbia moralità.
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