Erano in tre, ma non ne facevano uno. Tre burocrati privi di legittimità. Tre grigi «carneadi» sconosciuti, di cui molti dei 500 milioni di europei non distinguono titoli e funzioni. Eppure quel terzetto senza voti e senza qualità è arrivato a Oslo a nome di tutta l'Unione Europea.
Nessun elettore li ha mai scelti. Nessun suddito dell’Unione ha mai potuto giudicare con un voto se i loro atti valgano le tasse versate a Bruxelles. Ma son tutti e tre presidenti e lasciarne uno a casa non si poteva. A Bruxelles il signor Herman Van Rompuy, è conosciuto come il «topo grigio». Nel 2011 il 96 per cento dei tedeschi consultati per un sondaggio sull’Unione ignorava chi fosse e cosa facesse. Eppure resta il presidente del Consiglio europeo. Poco riverito, ma pagato ogni mese molto più del presidente degli Stati Uniti.
Non appena arrivata la notizia del Nobel per la Pace all'Unione Europea Van Rompuy si è puntualmente fatto avanti per ritirarlo. E ha immediatamente brigato per lasciar a casa l'odiato Manuel Barroso, il presidente della Commissione europea colpevole di svolgere una funzione più comprensibile della sua e di godere persino di un minimo di notorietà. Il giochino del Barroso a piedi è, da sempre, il suo sport preferito. Nel giugno del 2011 s'imbarcò in tutta fretta su un aereo messogli a disposizione dall'aviazione militare belga e volò nella steppa del Volga per stringer la mano al presidente russo Dmitry Medvedev. A Barroso, atteso pure lui da quelle parti, non restò che affittarsi un jet privato. Il biglietto da 60mila euro lo pagammo noi europei.
Ma cosa importa? L'importante alla fine è esser degnamente rappresentati.
Così stavolta quelli di Bruxelles hanno fatto anche meglio. Sullo stesso volo ci hanno infilato pure il presidente del Parlamento europeo Martin Schulz. Può contare solo sui voti di un partito socialdemocratico minoritario anche a casa propria. Deve il suo unico quarto d'ora di notorietà continentale al titolo di kapò regalatogli da Berlusconi. Ma è anche lui un presidente. Dunque a Oslo pure lui. In tre non ne fanno uno, ma giustificano la sfrontata, cinica crudezza di Nigel Farage, il leader del partito indipendentista inglese che rivolgendosi all'esterrefatto «presidente» Van Rompuy, seduto davanti a lui nell'aula di Bruxelles, evocò il sogno di un’Europa guidata da un politico di statura globale, capace di misurarsi alla pari con le altre grandi potenze. Poi guardò negli occhi lo sconcertato «topo grigio» e lo schiacciò con una frase. «Invece ciò che abbiamo sei tu. Non per essere scortese, ma hai il carisma di uno straccio bagnato e l'aspetto di un bancario di basso rango... dunque vorrei chiederti una cosa. Chi sei? Non ho mai sentito parlare di te. Nessuno in Europa ha mai sentito parlare di te». Ieri a Oslo si son presentati in tre. Ma non ne facevano uno. E in molti europei si è fatta strada la stessa irrispettosa, sanguigna curiosità del signor Farange. «Presidenti, chi siete?».
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