New York - Clinton-Bush, il sequel: è questo lo scenario sempre più verosimile della lotta per la Casa Bianca alle elezioni presidenziali del 2016. Un'eco di quanto accadde nel 1992, quando a sfidarsi furono Bill Clinton e George Bush padre e che oggi potrebbe vedere opposti Hillary Clinton e Jeb Bush. L'ex governatore della Florida, il quale ha già visto alternarsi al 1600 di Pennsylvania Avenue il padre George H.W. e il fratello George W., pochi giorni fa dal Texas ha spiegato che deciderà entro la fine di quest'anno se candidarsi o meno, aprendo così la strada alla possibilità del terzo Bush alla Casa Bianca in meno di trent'anni. L'avversaria però non sarà una qualunque, ma molto probabilmente quella Hillary Clinton che tutti i sondaggi continuano a dare come la stra-favorita.
L'ex Segretario di Stato Usa, ancor prima di decidere se scendere in campo, ha già chi scommette - e parecchio - su di lei, tanto che il Super Pac «Ready for Hillary» nel primo trimestre del 2014 ha raccolto 1,7 milioni di dollari.
Secondo alcuni osservatori, tuttavia, gli americani potrebbero essersi stancati dei clan della politica, ma soprattutto, i due potenziali candidati potrebbero non avere la necessaria energia per ispirare gli elettori. Tra gli scettici c'è persino l'ex first lady Barbara Bush, che alla Casa Bianca ha già visto il marito e un figlio. Come ricorda il Times di Londra, lo scorso anno la madre di Jeb ha affermato pubblicamente che il Paese non ha bisogno di un altro Bush presidente, mentre più recentemente ha detto che sarebbe sciocco non riuscire a trovare più di due o tre grandi famiglie che corrano per la carica più alta d'America.
D'altra parte, i veterani del Grand Old Party hanno realizzato che in un generale clima di vuoto politico, e con la mancanza di candidati con la necessaria levatura, Jeb Bush potrebbe essere la figura più autorevole. Oltre a essere l'unico ad avere un nome di peso come Hillary Clinton, la quale, nonostante la scarpa lanciatale contro da una donna nel corso di un discorso a Las Vegas, rimane il cavallo di punta del partito democratico. Peraltro, anche se l'ex Segretario di Stato continua a ripetere di non aver preso una decisione sulla sua candidatura, secondo quanto rivelano fonti informate al Giornale, sarebbe impegnata nella capitale Washington in una vera maratona di raccolta fondi, partecipando anche a più eventi nella stessa serata.
La discesa in campo di Bush, invece, dipenderà in primis dall'atteggiamento del suo partito, a cui lui chiede una svolta rispetto al recente passato, che ha portato a risultati elettorali disastrosi: basta estremismi, basta con i Tea Party, e via libera ad un partito più moderato. Per esempio, prendendo le difese degli immigrati illegali, i quali a suo parere «è vero, infrangono la legge. Ma il più delle volte il loro, più che un reato, è un atto d'amore verso le proprie famiglie».
Bush e Clinton sono i due grandi nomi che hanno dominato la scena politica americana - al netto di Obama - dagli anni Ottanta a oggi. Nel 1992, però, era Bush che veniva da un mandato considerato fallimentare, mentre Bill Clinton era l'astro nascente della politica. Allora c'era una grande voglia di un ribilanciamento verso sinistra dopo l'epoca della destra di Margaret Thatcher e Ronald Reagan, c'era voglia di riforme e di una maggiore giustizia sociale.
Ora, invece, dopo otto anni di Barack Obama, gli americani potrebbero sentire la necessità di un cambiamento anche se, d'altra parte, pure i repubblicani hanno vissuto momenti difficili con la frangia ultra-conservatrice del partito. Per questo, secondo gli osservatori, nel 2016 la battaglia per la Casa Bianca si giocherà soprattutto al centro.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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