Mentre stavano sorvolando Bor, capitale dello Stato di Jonglei, nella parte orientale del Sud Sudan, dove da quasi una settimana sono in corso combattimenti tra fazioni rivali dell’esercito, due aerei militari Usa sono stati colpiti da alcuni proiettili sparati da terra. Almeno quattro i militari rimasti feriti. I velivoli erano impegnati in un operazioneidi evacuazione. La notizia è stata diffusa dopo l’atterraggio dei velivoli in Uganda. Il Sud Sudan è teatro di violenti scontri dopo che una settimana fa il presidente Salva Kiir ha accusato Machar di avere tentato un colpo di stato. Finora, sono morte almeno 500 persone.
Gli scontri armati sono iniziati un paio di giorni dopo rispetto alla capitale Giuba. Bor l’altroieri era stata conquistata dalle unità in rivolta della Guardia Presidenziale. L’area da sempre è caratterizzata da continue faide inter-etniche, che solo negli ultimi anni hanno provocato oltre 140.000 morti. Secondo gli esperti lo scontro appare di matrice tribale piuttosto che politica: i lealisti fanno capo al presidente sud-sudanese Salva Kiir, i ribelli al suo ex vice Riek Machar, destituito lo scorso luglio. Al pari dei rispettivi leader, peraltro, gli uni appartengono all’etnia dinka e gli altri a quella nuer, tradizionalmente avverse.
L'attacco alla base Onu
Venti civili avevano trovato rifugio all’interno della sede della Missione Onu in Sud Sudan (Unmiss), nello stato di Jonglei, quando sono stati uccisi. Insieme a loro, mentre tentavano di difendere la base dagli assalitori, hanno perso la vita due peacekeeper indiani, un terzo è rimasto ferito. Gli Stati Uniti deciso lo schieramento di circa 45 soldati nel Sud Sudan, per garantire la sicurezza ai loro cittadini residenti nel Paese e dei loro interessi. L’ex vicepresidente del Sud Sudan, Riek Machar, ha fatto appello all’Esercito di Juba perché rovesci il presidente Salva Kiir. Machar si è detto pronto a discutere solo delle condizioni per la destituzione di Kiir. I membri del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite hanno "condannato con la massima fermezza" l’attacco alla base Onu di Akobo. I Quindici invitano il governo del Sud Sudan ad aprire rapidamente un’indagine sull’accaduto per assicurare i colpevoli alla giustizia.
Usa, Kerry manda inviato speciale
Il segretario di Stato americano John Kerry ha annunciato la partenza per il Sud Sudan dell’inviato speciale degli Stati Uniti nella regione per promuovere il dialogo tra le fazioni rivali: "È giunto il momento che i leader del Sud Sudan tengano a bada i gruppi armati sotto il loro controllo, facciano cessare immediatamente gli attacchi contro i civili e pongano fine alla spirale di violenza tra i diversi gruppi etnici e politici". Giovedì il segretario di Stato ha chiamato il presidente del Sud Sudan, Salva Kiir, chiedendo "la protezione di tutti i cittadini e di lavorare per la riconciliazione".
L'intervento dell'Italia
"Non negli ultimi giorni ma nelle ultime ore" i militari italiani sono intervenuti in Sud Sudan per "consentire a 73 operatori umanitari, molti di loro milanesi, di poter ripiegare e tornare serenamente in pace". Lo ha detto il ministro della Difesa, Mario Mauro, intervenendo all’incontro di auguri natalizi con i vertici militari del Presidio di Milano.
Mappa: la zona dov'è stato colpito l'aereo americano
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