In Germania, la chiesa cattolica ha ammesso l'uso di alcune «pillole del giorno dopo» alle donne che hanno subito uno stupro. L'annuncio è arrivato ieri, nella città di Trier, dopo settimane di dibattito in seno alle diocesi tedesche: la Conferenza dei vescovi, il corrispettivo della Cei italiana, ha fatto sapere che d'ora in avanti le cliniche cattoliche avranno a disposizione più misure mediche per le vittime di violenza, compresi i farmaci che impediscono la gravidanza - ma non quelli che la interrompono. «Queste misure includono trattamenti con la pillola del giorno dopo», ha spiegato il portavoce della Conferenza tedesca, l'arcivescovo Robert Zollitsch, ma soltanto nei casi in cui il medicinale abbia «effetto profilattico, non abortivo».
Il documento diffuso ieri chiede agli ospedali cattolici di fare le loro scelte «sulla base di linee guida morali e teologiche», come riporta il sito Internet dell'emittente Deutsche Welle. La decisione della donna, dice il testo, «deve essere rispettata in ogni caso».
Secondo Zollitsch, «i metodi medicali e farmaceutici che inducono la morte dell'embrione non dovrebbero essere usati»: si tratta di un particolare decisivo perché segna la continuità rispetto agli orientamenti della Chiesa cattolica, che ha messo al bando le pillole basate sul mifepristone, lo steroide in grado di produrre il cosiddetto «aborto chimico».
Ma è la prima volta che una conferenza di vescovi traccia la differenza tra pillole che impediscono la fecondazione e pillole che inducono l'aborto, tra la somministrazione di questi medicinali in condizioni normali e l'uso dopo una violenza.
È questa la vera novità uscita dall'assemblea di Trier. Le parole dell'arcivescovo Zollitsch erano molto attese in Germania.
All'inizio di febbraio il cardinale di Colonia, Joachim Meisner, conosciuto per lo spirito conservatore, ha dichiarato a sorpresa di avere cambiato posizione sul tema. Le sue parole sono arrivate dopo che due cliniche cattoliche della città hanno rifiutato di aiutare la vittima di uno stupro perché non potevano somministrare la pillola del giorno dopo. La donna, una giovane di 25 anni, aveva poi ricevuto assistenza in una clinica protestante. «A mio modo di vedere l'intervento è giustificato se, dopo lo stupro, un medicinale è usato con l'intento di prevenire la fecondazione», ha detto allora Meisner attraverso il suo portavoce.
Il cardinale si è anche scusato per i fatti di Colonia, dicendo che l'incidente «ci amareggia» e che «contraddice i nostri doveri di cristiani».
Le sue dichiarazioni, com'è naturale, hanno aperto un grande dibattito in Germania sull'uso della pillola, sulla posizione del clero tedesco e sul rapporto fra la conferenza dei vescovi e gli ambienti più liberali della chiesa. Dopo Meisner, anche un altro vescovo tedesco con fama di conservatore, il berlinese Rainer Woelki, ha chiesto alla chiesa di discutere attentamente il tema. La questione è di attualità anche negli Stati Uniti, dove milioni di cattolici chiedono al presidente americano, Barack Obama, di rivedere la riforma della sanità che obbliga tutti gli ospedali a fornire contraccettivi alle dipendenti.
Uno dei medicinali in questione, la pillola chiamata «Piano B», contiene l'ormone levonorgestrel, che è considerato dai critici alla stregua di un abortivo.
L'annuncio di Trier arriva in un momento delicato per la Chiesa cattolica, che già affronta la successione di Benedetto XVI, e soprattutto per quella tedesca, accusata di allontanarsi spesso dalle posizioni di Roma.
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