Turchia, il "no" dei ribelli a Erdogan: Gezi Park è ancora occupato

Cade nel vuoto il diktat del premier: continua l'occupazione a Gezi Park. Oggi pomeriggio, ad Ankara, il primo dei due maxi-raduni, l’altro è previsto domani a Istanbul

Occupazione del Gezi Park a Istanbul
Occupazione del Gezi Park a Istanbul

Cade nel vuoto il diktat del premier Recep Tayyip Erdogan che giusto ieri aveva di nuovo intimato ieri di lasciare immediatamente Gezi Park. Risale la tensione in Turchia dove le centinaia di giovani che occupano l’area a Istanbul hanno deciso di restare annunciando anzi una nuova mobilitazione in tutto il Paese "contro ogni ingiustizia".

Nella notte ci sono stati nuovi scontri a Ankara, dove la polizia ha disperso brutalmente nella zona di Tunali una manifestazione pacifica, usando i gas lacrimogeni. Ci sono stati secondo i manifestanti circa 50 arresti. Oggi pomeriggio nella capitale è convocato il primo dei due maxi-raduni - l’altro è previsto domani a Istanbul - del partito islamico Akp di Erdogan, in appoggio al premier, di cui le decine di migliaia di manifestanti scesi in piazza nelle ultime due settimane chiedono le dimissioni. Si temono ulteriori tensioni. Manifestazioni contro Erdogan sono annunciate in diverse città. Dall’inizio della protesta tre giovani manifestanti sono stati uccisi, 5mila feriti, cinquanta sono gravi, undici hanno perso la vista. Condanne della brutale repressione della polizia contro i giovani manifestanti sono arrivate da tutto il mondo, in particolare dall'Unione europea e dagli Stati Uniti. Erdogan martedi ha dichiarato tolleranza zero contro la protesta e ha ordinato alla polizia di riprendere con la forza piazza Taksim a Istanbul in una battaglia durata otto ore. Nella città del Bosforo rimane occupato solo il piccolo Gezi Park, contro la cui distruzione annunciata erano scattate le prime manifestazioni a fine maggio.

Davanti alla dura repressione dei manifestanti di Gezi, la protesta si era estesa a tutto il paese. Ieri in un apparente gesto distensivo Erdogan si è impegnato a non procedere con la distruzione del parco fino alla decisione finale sui ricorsi presentati contro il progetto davanti ai tribunali di Istanbul.

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