Fumata bianca da Strasburgo. Il parlamento europeo ha approvato in via definitiva i dieci provvedimenti che compongono il nuovo Patto per le migrazioni e l’asilo. L’esito della votazione non è stato scontato fino all’ultimo ed è arrivato dopo tre anni di lavori per la ricerca di un difficile accordo tra gli Stato membri. Durante la consultazione per la misura riguardo alla cosiddetta Border procedure, vi sono state delle contestazioni in aula, con alcuni manifestanti che hanno urlato ai deputati di votare contro il regolamento.
“Grazie per il coraggio di scendere a compromessi. Il voto di oggi è un grande risultato”, ha scritto su X la commissaria europea agli Affari interni Ylva Johansson, portabandiera di questa proposta. “Potremo tutelare meglio le nostre frontiere esterne, i vulnerabili e i rifugiati, rimpatriano rapidamente coloro che non hanno diritto a restare, con la solidarietà obbligatoria tra gli Stati membri”. Anche la presidente dell’europarlamento Roberta Metsola ha affidato il suo entusiasmo ai social: “Storia fatta. Abbiamo creato un solido quadro legislativo su come gestire la migrazione e l'asilo nell'Ue. Sono passati più di dieci anni di lavoro ma abbiamo mantenuto la parola data”.
Il nuovo Patto: cosa cambia
I nove testi legislativi (con dieci voti), hanno ottenuto tutti la maggioranza relativa al parlamento di Strasburgo. Sono stati studiati per facilitare l'accoglienza dei richiedenti asilo e rendere più rapide le procedure di rimpatrio per coloro che non hanno diritto a restare in Europa. Tra i pilastri dell'intesa, vi sono anche la possibilità per i Paesi dell'Unione di accogliere i migranti e un nuovo meccanismo di risposta alle crisi.
- Solidarietà e responsabilità: gli Stati membri dell'Unione potranno decidere di contribuire alla gestione dei flussi accogliendo una parte dei richiedenti asilo o dei beneficiari della protezione internazionale arrivati nei Paesi più esposti alle pressioni migratorie, stanziando contributi finanziari o fornendo sostegno tencico-operativo. Saranno inoltre aggiornate le cosiddette "norme di Dublino", ovvero i criteri che attribuiscono a una nazione la responsabilità di esaminare le domande di protezione internazionale.
- Situazioni di crisi: questo regolamento istituisce un meccanismo di risposta agli aumenti imprevisti di arrivi, garantendo solidarietà agli Stati membri dell’Ue che devono far fronte a un flusso eccezionale di persone provenienti da Paesi terzi. Le nuove norme affrontano anche il tema della strumentalizzazione dei migranti, ovvero il loro utilizzo da parte di attori ostili che hanno come obiettivo la destabilizzazione dei 27.
- Accertamenti alle frontiere dell'Ue (Screening): coloro che soddisfano i requisiti per entrare nell’Unione saranno soggetti a un accertamento preliminare dalla durata massima di sette giorni, comprensivo di identificazione, raccolta di dati biometrici e controlli sanitari e di sicurezza. Per garantire il rispetto dei diritti fondamentali, inoltre, ciascuno Stato membro dovrà istituire meccanismi di controllo indipendenti.
- Procedure di asilo più rapide: in tutta l'Unione sarà introdotta una nuova procedura per il riconoscimento e la revoca della protezione internazionale. L’obiettivo è rendere più rapido il trattamento delle domande di asilo alle frontiere, con scadenze più brevi per quelle infondate o inammissibili
- Regolamento Eurodac: i dati di coloro che entrano irregolarmente nell’Unione, comprese le impronte digitali e le fotografie del volto di chiunque abbia più di sei anni, saranno memorizzate nella banca dati Eurodac aggiornata. Le autorità potranno anche segnalare individui aggressivi, armati o che rappresentano una minaccia per la sicurezza.
- Attribuzioni delle qualifiche: tutti gli Stati membri dovranno attenersi a nuove regole comuni per il riconoscimento dello status di rifugiato o di una persona che gode di protezione internazionale e sui diritti applicabili al riguardo. I Paesi dell’Unione dovranno inoltre valutare la situazione nelle nazioni di origine dei migranti basandosi sulle informazioni dell’Agenzia Ue per l’asilo. Una volta concesso, lo status di rifugiato sarà sottoposto a verifiche regolari.
- Accoglienza dei richiedenti asilo: gli Stati dell’Unione dovranno garantire gli stessi standard di accoglienza ai richiedenti asilo. Questi ultimi, inoltre, potranno iniziare a lavorare entro al massimo sei mesi dalla presentazione della domanda. Saranno anche regolamentate le condizioni di detenzione e la limitazione della libertà di circolazione, in modo da disincentivare gli spostamenti da un Paese dell’Ue all'altro.
- Accesso sicuro e legale in Europa: a coloro che sono riconosciuti dall’Onu come rifugiati sarà garantito l’accesso legale all’Unione europea in modo organizzato e sicuro.
Il voto dei partiti italiani
Prima della consultazione, la Lega ha dichiarato la sua contrarietà, mentre Forza Italia ha affermato che avrebbe seguito la linea del Ppe (Partito popolare europeo). La delegazione di Fratelli d'Italia, invece, ha detto che avrebbe considerato "caso per caso" i provvedimenti proposti. Al termine della plenaria, i membri del Carroccio hanno criticato aspramente l'intesa, sottolineando che essa "non è sufficiente per affrontare in maniera adeguata un fenomeno epocale come quello dell’immigrazione" e che si è trattato solamenti di un "piccolo passo in avanti". "Una proposta deludente che non risolve in alcun modo il problema dei flussi illegali e clandestini lasciando sola l’Italia, ancora una volta", ha commentato Matteo Salvini.
Anche il Partito democratico si è schierato contro le misure proposte a Strasburgo, sottolineando che esse "non sono il superamento di Dublino per cui abbiamo lavorato in questi anni". In una nota, la delegazione del Pd ha aggiunto che "il compromesso raggiunto è caratterizzato da gravi e inaccettabili manchevolezze sul versante dei diritti umani", non alleggerisce la pressione sui Paesi di primo ingresso e non rafforza il sistema d'asilo. In particolare, i dem si sono scagliati contro lo screening e l'inserimeno dei dati biometrici dei migranti nel database Eurodac, perché equivale a trattare "come fossero criminali le persone che arrivano". Dure critiche sono arrivate anche dal Movimento 5 Stelle, secondo cui dopo anni di lavoro non è stato ancora previsto un meccanismo di solidarietà obbligatoria o sanzioni per i Paesi che rifiutano di accogliere migranti.
Parole di soddisfazione sono invece arrivate dal ministro dell'Interno Matteo Piantedosi: "Dopo anni di stallo sulla politica migratoria, con il voto di oggi del parlamento europeo sul Patto migrazione e asilo il regolamento di Dublino è
stato finalmente superato. Siamo riusciti a riportare al centro dell'agenda europea la politica migratoria e abbiamo trovato insieme agli altri Paesi Membri dell'Ue il miglior compromesso possibile".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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