La fabbrica dell’odio anticattolico

Dal 28 ottobre il solito manipolo di fanatici ha occupato l'Università Statale di Milano e chi se ne frega dei diritti della maggioranza degli studenti. Storia vecchia (come quella di Dario Fo che va a esibirsi fra questi pensionati della revolución). In Italia da decenni tutti - a cominciare dalle autorità - subiscono la prepotenza di questi gruppi nelle scuole e nelle università. Ma ci sono alcuni particolari che incuriosiscono.
Come le minacce e le intimidazioni contro gli studenti che si sono opposti all'occupazione rivendicando il diritto di studiare. «Giovedì - mi dice un giovane di un gruppo cattolico - ci siamo presi spintoni, insulti e calci quando abbiamo distribuito un volantino contro l'occupazione. La reazione è stata furibonda. Sui muri sono spuntate pistole disegnate e scritte insultanti contro la Chiesa, il Papa, i ciellini: “10, 100, 1000 vescovi morti”, “una pallottola spuntata, CLino attento ai piedi (bucati)”, “Don Giussani non prega più! Morte ai preti”. Il tutto condito con una mostra contro Israele che come al solito viene posto sul banco degli accusati».
Sembra che vi sia in Italia una fabbrica di odio che prende di mira prevalentemente i cattolici e chi viene ritenuto reo di «sionismo». A Pisa impedirono di parlare all'ambasciatore israeliano. A Siena hanno tolto la parola al cardinal Ruini e pochi giorni dopo - alla presentazione di un libro del Papa - hanno assediato il presidente del Senato Pera (a cui il rettore dell'università aveva negato l'aula perché gli estremisti non volevano). Altri episodi analoghi a Torino e Bologna. A Torino si è profanata la chiesa della Madonna del Carmine che è stata imbrattata con scritte oltraggiose, mentre un petardo è stato fatto scoppiare fra alcuni fedeli che assistevano alla messa.
Questo ritorno della piazza intollerante e fanatica in realtà ha obiettivi più vasti e prende di mira, oltre allo Stato e al governo, anche le istituzioni governate dal centrosinistra (nella Bologna di Cofferati e nella Torino di Chiamparino). Per tacere degli episodi della Val di Susa che sono una storia a sé e molto lunga. Queste nuove manifestazioni di piazza hanno un connotato no-global e sono concomitanti con le manifestazioni «castriste» organizzate in Argentina contro Bush e con la sommossa degli immigrati in Francia.
Tuttavia colpisce l'odio contro la Chiesa. Difficile da capire perché proprio la Chiesa (a Torino e non solo) è in prima fila nella solidarietà con gli immigrati e fece sentire la sua voce contro l'intervento militare in Irak. Come si spiega il fenomeno? C'è una crescente ostilità anticattolica, talvolta è autentico odio, che si è evidenziata anche in mondi del tutto diversi da quelli estremisti: soprattutto nel mondo della cultura, della politica e dei giornali.
Ernesto Galli della Loggia lunedì notava sul Corriere che «basta dare un'occhiata anche distratta agli scaffali di una libreria per accorgersi della moltiplicazione negli ultimi anni dei libri che in un modo o nell'altro manifestano un atteggiamento polemico nei confronti della sfera religiosa e della Chiesa Cattolica in particolare. A parte il dato quantitativo, che pure è inedito e rilevante, mi sembra che più inedito e rilevante sia il tono che circola: si pensi a un titolo come il “Trattato di ateologia” di Michel Onfray che senza mezzi termini auspica una “scristianizzazione radicale della società”.
Certo sono fenomeni diversi e non è giusto confonderli. Ma il bersaglio è sempre la Chiesa. Sui mass media capita di sentire il noto conduttore televisivo lanciarsi in pesantissime invettive contro la Chiesa che avrebbero scatenato severe reazioni se avessero bersagliato altre religioni, ma lasciano pressoché indifferenti quando prendono di mira i cattolici. E poi ecco la «Sagra anticlericale» organizzata a Perugia e ospitata dalla Regione. E l'idea dei radicalsocialisti di abolire il Concordato, senza neanche conoscere la sostanza dell'accordo del 1984 firmato da Craxi.
Tutto questo dispiegamento di forze contro una Chiesa che - al massimo - usufruisce della libertà di parola garantita a tutti dalla Costituzione.
E mentre i cristiani sono perseguitati e spesso martirizzati in tanti Paesi (dalla Cina, al Vietnam, dai Paesi islamici all'India dove sono centinaia ogni anno gli episodi di violenza). I cristiani sono il gruppo religioso più discriminato e oppresso del pianeta, ma paradossalmente nei Paesi liberi sono normalmente posti sul banco degli accusati.
Quando il laico Salman Rushdie venne messo nel mirino dai fondamentalisti islamici per un suo libro ritenuto irriverente col «profeta», si scatenò una reazione indignata di tutta l'intellighentia occidentale. Oggi che Omar Sharif è stato «condannato» da ambienti del fanatismo musulmano perché sarebbe diventato cristiano (in realtà ha solo interpretato san Pietro in un telefilm della Rai), nessuno insorge. Il divieto di convertirsi al cristianesimo (pena la morte) sembra sia cosa su cui sorvolare. Per la verità ha lasciato pressoché indifferenti perfino la decapitazione, avvenuta in Indonesia, delle tre studentesse cristiane ad opera di un gruppo di fondamentalisti musulmani. A Yusriani (15 anni), Theresia (16 anni) e Alvita (19 anni), giovani martiri cristiane, sgozzate e decapitate a colpi di machete a causa della loro fede, nessuno dedicherà né una trasmissione tv, né una pagina di giornale, né un film, né un libro come quello (bello) che Bernard-Henri Lévy dedicò a un giornalista ebreo-americano sgozzato a Bagdad, «Chi ha ucciso Daniel Pearl?».
Nelle messe domenicali delle nostre chiese si è forse sentito pregare per queste povere ragazze martiri e per i cristiani perseguitati di quei Paesi? No. Gli opinionisti clericali (talora ecclesiastici) addirittura si fanno in quattro per gridare sui giornali che i cristiani non sono affatto perseguitati e che - anzi - stanno benone. E un noto settimanale che - almeno nella testata - ha l'aggettivo «cristiano» in questi giorni ha fatto notizia per ben altro: per aver esposto per la prima volta un sedere femminile nudo in una inserzione pubblicitaria.
Pier Paolo Pasolini trent'anni fa vide un crollo di civiltà (cristiana) nella pubblicità dei jeans Jesus che usò lo slogan «Non avrai altro jeans all’infuori di me» (davanti all'immagine di un sedere di ragazza con quei pantaloni). Quello di oggi è forse il segno della sparizione e dell'insignificanza del mondo cattolico ufficiale, quello dei giornali, degli intellettuali, delle istituzioni accademiche clericali e delle organizzazioni curiali.

Il «nuovo» cristianesimo rinasce altrove, nelle catacombe e nel «contagio» un po' anarchico legato ai santuari mariani, a padre Pio, all'ascolto di Radio Maria, alla figura di Giovanni Paolo II e di Benedetto XVI, a tanti gruppi di preghiera che nascono nel silenzio. Questa rinascita cristiana, per ora sotterranea, non è stata ancora colta dai mass media. E la scoperta non si annuncia indolore.
www.antoniosocci.it

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