Meno discusso rispetto ad altre patologie, il tumore ovarico è una malattia che ogni anno colpisce circa 6mila donne (dati Airc) e che si trova al settimo posto come causa di morte femminile. La medicina moderna è costantemente al lavoro per individuare terapie e trattamenti sempre più mirati per sconfiggere questa malattia, e una nuova arma potrebbe arrivare a breve.
Nuova speranza contro il tumore ovarico
Uno studio prodotto dal Centro di riferimento oncologico di Aviano e pubblicato sulla rivista Science Advances potrebbe dare nuove speranze a tutte quelle pazienti che non hanno ottenuto risultati accettabili dalla chemioterapia, o che si trovano a dover fare i conti con una recidiva. Purtroppo il cancro dell'ovaio è una di quelle patologie insidiose che vengono diagnosticate quando si trovano in fase già avanzata, cosa che rende più difficoltosa la buona riuscita del trattamento. Ad oggi la percentuale di sopravvivenza a 5 anni si attesta intorno al 43%.
Il team di scienziati del Centro di riferimento oncologico di Aviano si sarebbe concentrato sulla proteina USP1, fondamentale per la sopravvivenza delle cellule di tumore ovarico. I ricercatori hanno scoperto che dopo il trattamento con la chemio le cellule cancerose sopravvissute sono in grado di attivare la proteina USP1, facendola interagire col gene Snail. In questo modo le cellule riescono a modificarsi, resistendo così alle cure. Questo porta purtroppo a sviluppare recidive. Non solo. A quanto pare le cellule tumorali sono in grado di generare metastasi a livello dell'addome. "Il trattamento dei tumori dell'ovaio si basa sulla chemioterapia, negli ultimi anni è stato aggiunto un trattamento a bersaglio specifico con PARP inibitori che ha migliorato molto la sopravvivenza libera dalla malattia delle pazienti che hanno una malattia sensibile alla chemioterapia. Il problema è che molto spesso abbiamo recidive resistenti e trattarle è molto difficile", ha dichiarato il dottor Gustavo Baldassarre, direttore Oncologia molecolare CRO, come riportato in un servizio di Tgr Leonardo.
Una svolta, dunque, potrebbe essere bloccare questa proteina.
Fermare la proteina USP1
"Abbiamo capito che bloccare questa proteina è in grado anche di potenziare l'effetto del trattamento ai PARP inibitori non solo in un contesto di sensibilità alla terapia ma anche e soprattutto in pazienti che incorrono in una malattia chemioresistente e resistente ai PARP inibitori. Abbiamo visto nei modelli preclinici nelle linee cellulari o nei modelli animali come bloccare la proteina potenzi l'effetto di questi farmaci anche in un contesto di farmaco-resistenza", ha affermato la ricercatrice del CRO Maura Sonego.
Una molecola capace di inobire con efficacia la proteina USP1 sarebbe già stata individuata
e testata sia in vitro che in vivo, sugli animali. Il farmaco sarebbe in grado di eliminare le cellule malate e prevenire metastasi, senza causare troppi effetti collaterali. Negli Usa sono già partite le sperimentazioni.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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