La favola del pinguino che continua a perdersi nell'oceano antartico

Battezzato «Happy Feet», il pinguino imperatore s'era spiaggiato circa due mesi fa in Nuova Zelanda, dopo aver perduto la rotta del Polo Sud. Rimesso in mare (a fatica), dopo un primo tratto a zig-zag, ha fatto perdere le tracce: il trasmettitore che gli è stato messo al collo non dà più segnali. I veterinari temono il peggio

A metà tra l'intraprendenza del gabbiano Livingstone e il poetico film «la marcia dei pinguini», emoziona e fa riflettere la storia di «Happy Feet», il pinguino imperatore che aveva perduto la strada.
Capita anche a noi, di avere momenti nei quali perdiamo la rotta. Certo è meno frequente che un pinguino, pur abituato a viaggiare da solo e magari a seguire per giorni branchi di gustosi pesciolini, finisca dal Polo Sud fino sulle coste della Nuova Zelanda, percorrendo all'incirca tremila chilometri. Del tutto disorientato, lo sprovveduto (o avventuroso) pinguino aveva preso la sabbia per neve, e l'aveva ingurgitata in abbondanza probabilmente per sedare la sete. Era stato trovato così, malconcio e oppresso dalla zavorra intestinale, e portato allo zoo di Wellington per una salutare lavanda gastrica che lo rimettesse in sesto.
Dopo due mesi di convalescenza, lo scorso 4 settembre i veterinari hanno deciso che per «Happy Feet» (nome tratto dal celebre cartone animato del 2006) era arrivato il momento di tornare a casa. L'hanno issato su un battello, in una gabbia refrigerata, e hanno navigato per quattro giorni fino a Campbell Island, una remota isola subantartica 630 km a sud della Nuova Zelanda molto frequentata dai suoi simili. Ma al momento del tuffo nell'acqua, «Happy Feet» ha cercato disperatamente di risalire in barca, forse consapevole di non essere più quello di una volta. Annaspava, poverino, agitando le inutili ali sul telo di plastica che i veterinari avevano steso per scaricarlo. Alla fine più che un tuffo, «Happy Feet» è rotolato giù per il tappeto, nella sua solita maniera goffa, e finalmente immergendosi in acqua.
Non c'è il lieto fine. Da cinque giorni «Happy Feet» non dà più notizie di sé: il trasmettitore che gli era stato attaccato al collo resta desolatamente muto. Gli scienziati neozelandesi che lo avevano salvato e curato sono preoccupati: immaginano per il loro goffo, dolcissimo paziente la sorte peggiore, in bocca a uno squalo bianco o a un'orca assassina. Nelle fauci di un orso bianco.
Dai primi segnali era emerso che il pinguino aveva nuotato per 120 km verso sud-est con andatura a zig zag: tipico percorso, secondo gli esperti, di un pinguino che va a caccia di pesci. L'angoscia dei veterinari ammette momenti di speranza, e ora si confortano pensando che il trasmettitore potrebbe essere semplicemente caduto, anche se era attaccato alle piume dell'animale con una supercolla che sarebbe dovuta restare efficace fino all'inizio del prossimo anno. «È vero che alcune specie si nutrono di pinguini imperatore, ma onestamente penso che sia una possibilità abbastanza remota, deve essere accaduto qualcosa alla trasmittente, tutto qua», dice Kevin Lay, uno degli specialisti che lo ha avuto in cura.


Ma quell'andatura a zig-zig, quel perdersi un po' gioioso, un po' imprudente, un po' goffo nell'immenso mare, pare suggerire qualcosa a ognuno di noi. Noi che vaghiamo nel mondo avendo perduto orientamento, circondati da squali.

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