Roma. Costruire un modello di rappresentanza delle imprese alternativo a quello confindustriale tradizionale e nello stesso tempo favorire l'aggregazione di piccole e medie imprese promuovendone la crescita dimensionale. È questo l'obiettivo che si è posto Gianni Cicero, presidente di Valore Impresa, un network di aziende che punta alla costituzione della prima centrale consortile nazionale delle pmi.
«Vogliamo che le piccole e medie imprese siano accompagnate sui mercati dove altrimenti non riuscirebbero ad entrare», spiega Cicero sottolineando che lo scopo è tutt'altro che assistenzialistico.
«La nostra è una proposta che sottopongo alla politica attenta a chi vuole produrre: non vogliamo essere assistiti», spiega ricordando come in occasione di un convegno organizzato di recente da Valore Impresa lo stesso presidente della Camera Gianfranco Fini abbia espresso apprezzamento per l'iniziativa affermando in un messaggio che ci devono essere «uguali condizioni per tutti». Se il sostegno alla grande impresa è bipartisan, è giunto il momento di pensare a chi grande non è.
«Deve cambiare anche il sistema attuale della rappresentanza di categoria» aggiunge Cicero sottolineando che «c'è un confine da stabilire: chi fa i veri interessi del lavoro e della produzione e chi è fermo agli equilibri di Palazzo». Il modello tradizionale della rappresentanza non ha colto questa crisi. «Se il 90% delle aziende italiane non aderisce a nessuna associazione, ci deve essere un motivo», rileva. E poi «sei milioni di partite Iva sono troppi: nell'ultimo triennio un milione di piccole imprese è fallito creando le condizioni per la precarizzazione del lavoro di oltre 2,5 milioni di addetti», precisa ricordando come «Confapi e Compagnia delle Opere hanno capito che la natura del nostro messaggio è rivolta a creare un nuovo modo di fare politica industriale».
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