da Roma
Quello che si poteva fare è stato fatto, dalla riforma di Bankitalia alla moral suasion su Fazio. Più in là, il governo non può andare perché un intervento diretto sul governatore minerebbe lautonomia di Bankitalia. Il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, riferendo alla Camera sulla staffetta Siniscalco-Tremonti, ha chiuso una volta per tutte il caso Fazio. «Non avendo nessun potere formale di intervento sullassetto di vertice della Banca dItalia - ha detto -, ma dovendo e volendo rispettarne lautonomia e lindipendenza - aspetti presenti in tutta Europa - ho fatto lunica cosa che si poteva fare: un appello alla sensibilità del Governatore e alla sua coscienza». Fazio è ancora chiuso nella sua trincea, ma il governo ha rispettato i paletti sacri «dellautonomia delle banche centrali che esiste in tutta Europa». La questione è perciò chiusa. Ora bisogna «affrontare non facili scadenze», in primis la Finanziaria, e Berlusconi fa gli auguri al neo-ministro Tremonti. E così il «dossier Fazio» per il bene del Paese viene archiviato, esattamente come aveva anticipato Tremonti ricordando che leventuale revoca di Fazio spetta al Consiglio direttivo di via Nazionale. Anche perché il terremoto Bankitalia ha già provocato abbastanza danni nellesecutivo, primo fra tutti le dimissioni di Siniscalco. Una decisione che secondo Berlusconi «è maturata principalmente per il contrasto venutosi a creare tra il Tesoro e Banca dItalia, rafforzato dalle polemiche attorno al Governatore». «Critiche - puntualizza il premier - che non riguardano la legittimità degli atti, ma la credibilità dellistitutuzione». La resistenza di Fazio è sempre più difficile da piegare e potrebbe trascinare il governo in un estenuante braccio di ferro. Emblematiche le parole del vice-premier Gianfranco Fini: «Il Governatore dovrebbe avvertire la sensibilità istituzionale di rassegnare le dimissioni, anche se tutti sappiamo che non lo farà». Il ministro Alemanno affida la cacciata di Fazio a via Nazionale: «La questione arriverà al Consiglio superiore e lì si incaglierà».
La Lega continua a difendere Fazio, ma questa volta sposa le parole del premier. Per Roberto Maroni sono la prova che il «governo non ha sfiduciato nessuno» e che «non cè nessuna impasse su Bankitalia». Le richieste di dimissioni piovute sul governatore sono solo «opinioni». E così, lirritazione per le parole dure usate dal premier alla vigilia del summit di Washington è sparita. Ma Calderoli non condivide la lettura berlusconiana delle dimissioni di Siniscalco: «Sono convinto che centri molto la questione della Finanziaria e meno Fazio». Un tentativo di sminuire le ripercussioni della vicenda Bankitalia. Lintervento del premier tranquillizza anche altri fazisti doc, tra cui Luigi Grillo: «Il caso Bankitalia è chiuso», specie «quando si tira in ballo la coscienza» e Fazio ha sempre sostenuto di avere «ben operato». Ragionamento che non convince lanti-fazista Bruno Tabacci (Udc): «E se Fazio non ha la coscienza, che si fa?». La posizione ufficiale dellUdc è tuttavia a favore della permanenza in carica del Governatore, con Franceso dOnofrio che invita Fazio a resistere: «La miglior difesa dellautonomia di Bankitalia è quella di non dare le dimissioni». Mentre il senatore Giulio Andreotti, capo della corrente cattolica filo-fazista, si spinge oltre, esprimendo dubbi sulla riforma di via Nazionale: «Non è vero che il governatore deve avere la fiducia del governo e prima di innovare in questo campo ci dobbiamo pensare molte volte».
Per il centro-sinistra il caso è tuttaltro che chiuso e il nodo Fazio è solo lultimo sintomo del disfacimento del governo. «Il vostro turno è finito - tuona Roberto Villetti (Sdi) - ora tocca a noi». Secondo Gavino Angius (Ds), Berlusconi «non ha fornito una sola spiegazione plausibile di ciò che è successo» negli ultimi giorni.
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